Ballabio: in consiglio sparate le ultime cartucce e ora tutti a casa, Bussola rassegna le dimissioni

Ballabio senza più sindaco. Si tornerà alle urne. Sei voti a favore sette contrari, come nelle previsioni. Bocciato il documento unico di programmazione e al sindaco Giovanni Bussola non è rimasto che sciogliere la seduta senza nemmeno prendere in considerazione il bilancio preventivo. Sindaco dimissionario quindi, consiglio comunale a casa e Comune affidato al commissario prefettizio che si occuperà dell'ordinaria amministrazione fino alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale probabilmente il prossimo anno.

Il documento di programmazione conteneva quella variazione al bilancio relativa allo stanziamento per il doposcuola che nei giorni scorsi era stata indicata come la mano tesa alla minoranza di “Ballabio Futura” affinché mettesse a disposizione i propri quattro voti sopperendo così ai tre venuti a mancare per la fronda guida dall’ex sindaca Alessandra Consonni. Ma già il giorno prima, la minoranza aveva dichiarato ufficialmente che quel “contentino” non bastava a sanare un pregresso di mancato ascolto.
Nel suo intervento Bussola, ha gettato le responsabilità del commissariamento sui tre consiglieri fuoriusciti dalla maggioranza (Consonni, Marco Pedrazzini e Luca Pirovano) ma anche sui quattro consiglieri della minoranza: «Avevo chiesto a tutti di comportarsi con responsabilità. Se saremo commissariati dovrete assumervi le vostre responsabilità. Se il servizio di doposcuola e di prescuola non potranno essere fatti, se le iniziative non si faranno, la responsabilità è soltanto vostra. Votate come volete, ma non state facendo un torto al sottoscritto ma ai ballabiesi».

Giovanni Bruno Bussola

Nello stesso tempo Bussola non si è risparmiato un attacco contro Consonni che, dopo avere rotto con il sindaco sul piano del Barech negli ultimi tempi aveva messo sotto accusa lo stesso Bussola per la decisione di aumentarsi lo stipendio da sindaco e poche ore prima della seduta consiliare aveva chiesto di dirottare quei soldi alle borse di studio per i giovani ballabiesi. Ricordando che tale variazione è impossibile per legge (i soldi degli stipendi non possono essere spesi per altro, se non usati devono tornare allo Stato), il sindaco ha accusato Consonni di essersi a sua volta aumentata lo stipendio, nei mesi estivi, alla scadenza del contratto di insegnante a tempo. Un automatismo, la replica dell’ex sindaca, ma a quel punto gli animi si stavano surriscaldando, con accuse reciproche di dire il falso. Da parte sua l’assessore Celestino Cereda non ha usato certo parole concilianti nei confronti di Consonni: «Mi chiedo perché 108 voti (le preferenza complessive totalizzate alle elezioni dai tre transfughi) debbano condizionare la vita di quattromila ballabiesi» ma soprattutto «non abbiamo bisogno di suffragette che predicano moralità a tempo scaduto».

Da parte sua, il capogruppo di minoranza Manuel Tropenscovino ha replicato a muso duro al sindaco Bussola le cui parola «sono un’offesa alla nostra intelligenza. Un bilancio non si cambia all’ultimo momento per paura che non sia votato e il progetto del doposcuola è stato strumentalizzato. Dall’anno scorso non è cambiato niente e il bilancio preventivo di quest’anno, a parte un punto, non è per nulla condivisibile. A proposito di responsabilità mi chiedo dove fosse quella del sindaco» in tutta una serie di circostanze elencate a testimoniare una malaccorta gestione politica dell’amministrazione per concludere dicendo che «deve essere lei sindaco ad assumersi le responsabilità di quanto accaduto in consiglio comunale», a cominciare dalla mancata coesione della maggioranza.
Travolto dall’emozione, invece, Pietro Rolandi, consigliere di “Nuovo slancio” chiamato a esprimere il voto favorevole della maggioranza al bilancio e soprattutto al sindaco e sottoscrivendo e giudicando corrette tutte le scelte fatte in questi mesi. L’emozione, si diceva: quasi non riusciva a leggere il proprio intervento per la tensione.

Infine il voto che non ha riservato sorprese: sette voti contro e sei a favore del documento programmatico propedeutico all’approvazione del bilancio che a quel punto non è neppure stato preso in considerazione. Quindi, tutti a casa. Domani, sabato 25 giugno, il sindaco rassegnerà le dimissioni nelle mani del prefetto Sergio Pomponio che provvederà alla nomina di un commissario chiamato a gestire l’ordinaria amministrazione fino al voto. In teoria, potrebbe anche farsi carico del contestato progetto per il Barech, ma proprio le polemiche che ne hanno contraddistinto i primi passi e nessun atto ancora varato dal consiglio comunale, l’eventualità appare difficile.
Pubblico partecipe in sala, con applausi secondo le propensioni. A parte un cane che, a ogni scroscio, abbaiava a prescindere.
D.C.
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