Di Maio e il sistema di potere che fagocita la spinta al cambiamento

E' in atto l'ennesima operazione politica di omologazione al “pensiero unico”.
Non che non fosse prevedibile visto il grande potere seducente di un sistema che spesso usa blandire in vario modo coloro che cercano di cambiarlo.
Ma che questo potesse produrre una completa metamorfosi in alcuni dei massimi esponenti di un movimento/partito come il 5 Stelle lascia particolarmente dispiaciuti.
In questo senso la vicenda di Luigi Di Maio, già capo politico del movimento nonché attuale Ministro degli Esteri non può non rappresentare motivo quantomeno di riflessione.
Riflessione oltre che sconcerto in particolare per coloro che si interrogano senza vincoli d'appartenenza ma con occhio di riguardo rispetto a tentativi seri di cambiamento.
Sintetizzando con un flash ci si potrebbe chiedere come sia possibile passare dal volersi “contaminare” approfondendo le ragioni profonde e reali di un  disagio sociale diffuso ( il criticatissimo incontro coi Gilet Gialli francesi, pur con tutti i distinguo possibili), al servizio di un Potere politico ed economico che sembra non voler tenere conto dell'opinione della maggioranza dei suoi Cittadini su questioni di primarissima importanza come quella della guerra russo/ucraina.
Rimanendo alla sola questione, ce ne sarebbero molte altre, della scelta o meno di avallare ulteriori invii di armi sempre più pesanti all'Ucraina, quello che sconcerta particolarmente persone come me che, pur in modo non acritico, avevano pubblicamente manifestato interesse nel seguire il tentativo di “cambiamento strutturale” operato dai 5 Stelle, è questo “rovesciamento di cultura politica” da parte di Di Maio e  simpatizzanti.
Come si può spacciare come senso di responsabilità istituzionale una aprioristica e supina collocazione atlantica ed europea arrivando a considerare disfattista la posizione di coloro, Conte in primis, che chiedono banalmente il rispetto del ruolo attivo del Parlamento in una materia delicatissima come quella della guerra, a maggior ragione visto il dettato Costituzionale.
Rimango sbalordito per questo rovesciamento delle parti e mi chiedo se veramente non si stiano smarrendo i fondamentali della nostra Convivenza Civile.
Non volendomi volutamente addentrare nei vari e compositi elementi di questa sempre più critica situazione complessiva, che non può non testimoniare una crisi profonda del sistema globale aggravata dalle specifiche negatività del nostro Paese, mi limito a costatare lo smarrimento di un movimento che pure aveva saputo tradurre in scelte concrete (reddito di cittadinanza, decreto dignità, norme anticorruzione …) la sua visione sociale.
Naturalmente, come c'era e c'è sempre d'aspettarsi nei confronti di tutti coloro che vogliono realmente una miglior giustizia redistributiva e sociale, gli si sono scatenati contro tutti quei poteri  che sentivano minacciato il proprio status quo.
Ora il fascino degli stessi poteri, tanto criticati da Di Maio, lo hanno fagocitato.
Naturalmente, s'intende, perché è “maturato” al punto che gli stessi che lo avevano definito un “bibitaro” ora, guarda caso, gli riconoscono competenza e acume politico.
Adesso a Conte, che è persona per bene e capace, e ai 5 Stelle non rimane, a mio parere, che re-imboccare dopo tante amare mediazioni la via di una rinnovata azione politica che abbia al centro quei 12 milioni di poveri assoluti e relativi i cui reali interessi sono rappresentati da ben pochi in Parlamento. E, per ragioni analoghe, contribuire ad un nuovo modello di sviluppo che abbia realmente, e non solo nei proclami, al centro l'Uomo e l'Ecologia integrale.
A partire dalla costruzione di un'Europa più coerente contribuendo a superare alcuni sconsiderati  dogmi liberisti, come avvenuto a ragion veduta per il  “Patto di Stabilità”, e anche la riapparsa ri-legittimazione, in varie forme, della guerra come strumento per dirimere questioni che pure presentano aggressori ed aggrediti”.  
Temo che per questo la permanenza in questo Governo non sia più compatibile.
Germano Bosisio
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