Calolzio: chiesti due anni e mezzo per i nomadi accusati di furto
Due anni e sei mesi di reclusione. E' la richiesta di condanna avanzata stamani dal vice procuratore onorario Mattia Mascaro nei confronti di Manolo Hudorovic e Dayana Spada, al termine dell'istruttoria dibattimentale celebrata dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore. I due sono infatti accusati di aver rubato il 2 luglio 2019 da un'autovettura posteggiata in una proprietà privata a Calolziocorte, la borsa di una signora: nel portafoglio c'erano 175 euro, il bancomat e un foglietto con il relativo PIN. A questo proposito la coppia avrebbe utilizzato la carta per effettuare un prelevamento allo sportello ma anche per compiere acquisti per quasi 3mila euro.
A confermare i fatti un carabiniere della locale stazione che, ricevuta la denuncia della vittima, aveva dato il via alle indagini. Grazie ai movimenti bancari sul conto intestato alla signora, erano emersi pagamenti in diversi esercizi commerciali: da Garlate a Lecco, passando per Verano Brianza e Lissone. In alcuni casi è stato possibile acquisire i filmati dei sistemi di videosorveglianza che immortalavano il passaggio dei due che in quelle ore si muovevano in camper, talvolta ripresi in compagnia della figlioletta. L'estrapolazione della targa del mezzo e l'identificazione della Spada da parte di un militare della stazione di Pieve del Cairo, in provincia di Pavia (a ridosso del campo nomadi dove viveva la sospettata) ha consentito di risalire all'identità della donna. Un riconoscimento facilitato - secondo l'operante calolziese escusso oggi - anche da alcuni tatuaggi sul collo dell'imputato, detenuto in carcere per altra causa.
Se il PM ha chiesto la condanna della coppia, si è battuto per l'assoluzione di entrambi l'avvocato Teti del foro di Milano, rilevando come a suo dire non sia stata raggiunta con certezza la prova che fosse proprio Hudorovic quello immortalato dalle telecamere poichè sconosciuto ai militari di Calolzio che lo hanno riconosciuto. Si torna dunque in aula il prossimo 20 settembre per la sentenza finale.
A confermare i fatti un carabiniere della locale stazione che, ricevuta la denuncia della vittima, aveva dato il via alle indagini. Grazie ai movimenti bancari sul conto intestato alla signora, erano emersi pagamenti in diversi esercizi commerciali: da Garlate a Lecco, passando per Verano Brianza e Lissone. In alcuni casi è stato possibile acquisire i filmati dei sistemi di videosorveglianza che immortalavano il passaggio dei due che in quelle ore si muovevano in camper, talvolta ripresi in compagnia della figlioletta. L'estrapolazione della targa del mezzo e l'identificazione della Spada da parte di un militare della stazione di Pieve del Cairo, in provincia di Pavia (a ridosso del campo nomadi dove viveva la sospettata) ha consentito di risalire all'identità della donna. Un riconoscimento facilitato - secondo l'operante calolziese escusso oggi - anche da alcuni tatuaggi sul collo dell'imputato, detenuto in carcere per altra causa.
Se il PM ha chiesto la condanna della coppia, si è battuto per l'assoluzione di entrambi l'avvocato Teti del foro di Milano, rilevando come a suo dire non sia stata raggiunta con certezza la prova che fosse proprio Hudorovic quello immortalato dalle telecamere poichè sconosciuto ai militari di Calolzio che lo hanno riconosciuto. Si torna dunque in aula il prossimo 20 settembre per la sentenza finale.