Lecco, le paritarie sulla convenzione: non stiamo mendicando un contributo, ma stiamo erogando un servizio pubblico

Rinnovo della convenzione tra il Comune e le scuole materne paritarie: dopo quasi sette mesi di trattative, le posizioni sembrano essere ancora distanti. Un nuovo incontro è in programma per la prossima settimana «ma ha un senso – commenta Angela Fortino, presidente dell’associazione che riunisce gli asili paritari cittadini – se ci sono delle convergenze, altrimenti è anche inutile vedersi per poi dirci sempre le stesse cose».

E, al momento, quelle convergenze sembrano non esserci. Per responsabilità del Comune, «perché ragiona partendo dalle idee e non dalla realtà» come dice Fortino. Più brutalmente, «c’è un problema ideologico forse in una parte dell’amministrazione comunale»: così Mauro Fumagalli della scuola Papa Giovanni, quella legata alla basilica di San Nicolò e presieduta del prevosto don Davide Milani. Egli pure intervenuto all’affollata conferenza stampa convocata dall’associazione alla scuola materna “Don Nava” di Acquate.

Mauro Fumagalli

Presente anche il consigliere comunale Corrado Valsecchi di "Appello per Lecco" e presenti i presidenti i presidenti di tutti gli enti morali coinvolti: 15 scuole materne, 1055 alunni, 155 docenti. L’associazione gestisce anche alcuni nidi, sezioni “primavera”, un centro ricreativo estivo, ma la convenzione in questi giorni all’attenzione e che già ha alimentato non poche polemiche politiche riguarda la fascia d’età dai 3 ai 6 anni.

Angela Fortino

La nuova convenzione sarebbe prolungata di validità a cinque anni rispetto ai tre precedenti – pertanto resterebbe in vigore fino al 2027 – e il Comune, con il sindaco Mauro Gattinoni e l’assessore Emanuele Torri, ha proposto un contributo comunale complessivo di 7 milioni di euro che significa 1 milione 400mila euro annui. Facendo così registrare – come aveva sottolineato nei giorni scorsi proprio l’assessore Torri – un aumento del contributo comunale dai 1550 euro e bambino della precedente convenzione ai 1700 euro. «Apparentemente – il commento di Fortino – una proposta molto interessante, ma in realtà ci viene erogata la stessa cifra con cui abbiamo fatto funzionare le scuole nei sei anni passati. E non è possibile che una qualsiasi famiglia possa pensare di vivere nei prossimi cinque anni con gli stessi soldi con i quali ha vissuto nei sei anni passati. Soprattutto con tutto quanto è successo e succederà: l’aumento dei costi, delle bollette, l’imminente rinnovo del contratto del personale insegnante».
Secondo l’associazione, la proposta comunale può essere solo un punto di partenza. In particolare, l’associazione propone un’indicizzazione del contributo, con un incremento della cifra corrisposta dal Comune legata al costo della vita rilevato annualmente dall’Istat, rivendendo così annualmente l’entità del sostegno municipale. «Che serve – è stato detto – perché i costi non siano tutti a carico delle famiglie»
Da rivedere anche la cifra del sostegno alla disabilità, attualmente fissato in 400mila euro annui, cifra comunque non sufficiente.

Sul calcolo, le divergenze tra paritarie e Comune passano anche per le valutazioni sul calo demografico: meno bambini, meno costi, meno contributi. Lettura che viene rigettata dai presidenti delle materne: meno bambini non significa meno costi, ma semplicemente meno introiti per le scuole paritarie venendo a mancare le rette. Non è del resto un caso, la richiesta che l’entità del contributo comunale fosse commisurato al numero delle sezioni – sono 37 – e non a quello dei bambini. E su questo pare peraltro che un’intesa sia stata raggiunta. Con una copertura comunale di 30mila euro annui a sezione (rispetto ai 27mila precedenti)
Sul resto, però, la trattativa è ancora tutta aperta. Se non si dovesse arrivare a un’intesa «saremo costretti ad aumentare le rette».
Rette che, attualmente, sono comprese tra un minimo di 70 a un massimo di 250 euro e la distribuzione dei fondi comunali è effettuata dall’associazione alle singole scuole secondo le differenti esigenze, con particolare attenzione anche alle più piccole a rischio di sofferenza maggiore. Ciò che viene sottolineato è come la rete delle scuole paritarie si particolarmente capillare con strutture in tutti i rioni che diventano degli autentici «presidi di comunità»: «In alcuni rioni – ha detto Giorgio Redaelli dell’asilo “Rosabosco” di Rancio – sono gli unici punti di aggregazione».

Giorgio Radaelli

Ed è proprio per questo motivo – aggiunge Fortino – che è offensivo limitare la discussione all’aspetto economico. Non stiamo mendicando un contributo, ma stiamo erogando un servizio pubblico. Da ciò bisogna partire. Ed esigiamo rispetto per quello che facciamo e per le responsabilità che ci assumiamo. E vorremmo che fosse riconosciuto il ruolo svolto dalle materne non statali, l’impegno profuso dai presidenti e da chi si impegna nella gestione amministrativa, tutti volontari che si assumono responsabilità civili e penali enormi».
Tra i motivi d’attrito anche la richiesta arrivata dal Comune di calibrare i programmi scolastici, collaborando a progetti definiti dalla stessa amministrazione civica. Se su alcuni temi la collaborazione è possibile, «non è però pensabile che ci venga calato qualcosa dall’alto destinato a stravolgere la nostra programmazione che da un lato segue quella ministeriale e dall’altro viene definita da ogni singola scuola a inizio anno».
Tra le richieste dell’associazione, inoltre anche l’impegno del Comune a «valorizzare i servizi nei rioni e garantirne la capillarità» condividendo «il proposito di realizzare, gradualmente, un sistema di servizi per l’infanzia basato su criteri di effettiva parità e libertà di scelta per le famiglie, che sia sempre più accessibile e non condizionato dall’onerosità delle rette». In sostanza, arrivare alla parificazione economica tra chi frequenta le scuole materne statali e chi invece le paritarie.
D.C.
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