Lecco: si presentò al test della patente per sostituire un altro, foggiano è condannato


La vicenda, pur all'esito del procedimento penale in primo grado, presenta ancora parecchi punti oscuri. L'unica cosa certa al momento, è la condanna: due anni e sei mesi quanto ha disposto stamani il giudice in ruolo monocratico Gianluca Piantadosi, ritenendo provata la responsabilità di Mario T., classe 1989. Il giovane originario del foggiano era infatti finito a giudizio per un episodio risalente all'ottobre 2016 quando la sua fotografia era apparsa sul documento d'identità presentato alla Motorizzazione Civile di Lecco da un secondo soggetto, iscrittosi da privatista alla prova scritta per conseguire la patente di guida. Quando uno dei dipendenti dell'ufficio ha controllato attentamente i documenti consegnati dall'uomo - un cinquantenne residente nel comasco - era subito emersa una discrepanza piuttosto evidente: dinnazi a sè aveva il soggetto raffigurato anche nell'immagine ma, quel ragazzo così giovane, non poteva certo avere l'età indicata. E così era scattata la chiamata alle forze dell'ordine che, a seguito di accertamenti, erano risaliti all'effettiva identità dei due, poi iscritti dalla Procura della Repubblica, sul registro degli indagati.
Un fascicolo finito a seguire sulla scrivania del giudice Enrico Manzi, già presidente della sezione penale del foro lecchese; se l'intestatario della carta d'identità e dunque colui che avrebbe poi beneficiato dell'eventuale superamento del test affrontato concretamente da Mario T. aveva deciso di avvalersi dell'istituto della messa alla prova, mediante lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, il giudice aveva tuttavia optato per la restituzione degli atti al pubblico ministero dr.Paolo Del Grosso che aveva riformulato il capo d'imputazione nei confronti del foggiano, chiamato a rispondere di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona ma anche di falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche. In poche parole per la Procura lecchese Mario T. si sarebbe sostituito al co-imputato comasco nello svolgimento dei quiz della patente di guida, o perlomeno ci avrebbe provato.
Durante l'istruttoria non è stato possibile raccogliere la testimonianza del 33enne, difeso d'ufficio dall'avvocato Luigi Tacredi, poichè mai comparso in aula e nemmeno messosi in contatto con il proprio legale. Nonostante il difensore si sia battuto per dimostrarne l'estraneità ai fatti che gli venivano contestati - evidenziando come non sia stata raggiunta la prova della presenza del proprio assistito presso gli uffici della Motorizzazione - il giudice Piantadosi dopo essersi ritirato in camera di consiglio lo ha condannato alla pena di due anni e mezzo, disponendo altresì la distruzione e la confisca del documento d'identità falso.
Una pena ancor più elevata di quella avanzata nella sua requisitoria dal vice procuratore onorario Mattia Mascaro che pure ne aveva chiesto la condanna.
G.C.
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