La speranza nasce dalla non rassegnazione
Forse a qualcuno potrebbe apparire improduttivo o retorico esternare un senso diffuso di disagio e insoddisfazione per quanto ci mostra questa società globale ai vari livelli, ma sta giustamente aumentando la schiera di chi non si identifica più in un modello socio-economico e politico basato sostanzialmente su profitto e individualismo.
I frutti malefici di questo cosiddetto "modello di sviluppo" sono sotto gli occhi di tutti e, solo per considerarne alcuni dei maggiori, come non citare la precarietà dilagante, l'aumento delle diseguaglianze, la questione ambientale, "la dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano"(per dirla come Papa Francesco), la predominanza di una finanza che privilegia far soldi coi soldi e non con il lavoro, il Mercato da strumento a fine subordinando la democrazia e i Popoli agli interessi di una élite sempre più ristretta.
E così pure la corruzione diffusa e le mafie combattute realmente da pochi e spesso isolati "servitori dello Stato, una politica che da servizio alla Collettività è spesso ridotta ad una pura convenienza per la propria parte e strumento per "far carriera", come recitava una mai dimenticata canzone dei Nomadi dai contenuti più che mai attuali. E quant'altro ... a partire da una riapparsa ri-legittimazione, in varie forme, della guerra come strumento per dirimere questioni che pure presentano aggressori ed aggrediti.
Ci sarebbe da scoraggiarsi anche perché spesso il tanto decantato eppur positivo "progresso" presenta più di un aspetto di "regresso".
Ma poi ti succede che accompagnando in macchina ad andatura turistica il proprio padre 95enne per aiutarlo a svagarsi un po' ci si accorge che ad un ragazzo di colore che cammina lungo la strada cade qualcosa dalla tasca, forse un portafoglio o un cellulare.
E subito tuo padre, quasi anticipandoti, chiama il ragazzo è gli fa notare l'accaduto.
Il ragazzo raccoglie l'oggetto e ringrazia aggiungendo un bel sorriso.
Ecco d'un tratto i pensieri giustamente negativi su questo anacronistico modello di sviluppo che spesso capovolge quei valori che avevano informato la vita di nostri padri come onestà, giustizia, senso del dovere e dei beni comuni, rispetto verso se stessi e gli altri, spiritualità ... ecco, d'un tratto appare la semplicità di una cultura vissuta "del noi" che non guarda a differenze d'età, di colore o quant'altro viene strumentalizzato per dividere gli uomini.
Mi chiedo : forse è anche attraverso questi piccoli e semplici esempi di vita, ben al di là dei grandi discorsi, che si può e si deve resistere ad un presunto senso d'ineluttabilità e rinforzando un' ulteriore spinta alla speranza. Una realistica speranza che sappia contrastare la rassegnazione e qualche mal interpretato senso d'impotenza poggiando su un rinnovato senso della Collettività e sulla responsabilità di ognuno.
I frutti malefici di questo cosiddetto "modello di sviluppo" sono sotto gli occhi di tutti e, solo per considerarne alcuni dei maggiori, come non citare la precarietà dilagante, l'aumento delle diseguaglianze, la questione ambientale, "la dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano"(per dirla come Papa Francesco), la predominanza di una finanza che privilegia far soldi coi soldi e non con il lavoro, il Mercato da strumento a fine subordinando la democrazia e i Popoli agli interessi di una élite sempre più ristretta.
E così pure la corruzione diffusa e le mafie combattute realmente da pochi e spesso isolati "servitori dello Stato, una politica che da servizio alla Collettività è spesso ridotta ad una pura convenienza per la propria parte e strumento per "far carriera", come recitava una mai dimenticata canzone dei Nomadi dai contenuti più che mai attuali. E quant'altro ... a partire da una riapparsa ri-legittimazione, in varie forme, della guerra come strumento per dirimere questioni che pure presentano aggressori ed aggrediti.
Ci sarebbe da scoraggiarsi anche perché spesso il tanto decantato eppur positivo "progresso" presenta più di un aspetto di "regresso".
Ma poi ti succede che accompagnando in macchina ad andatura turistica il proprio padre 95enne per aiutarlo a svagarsi un po' ci si accorge che ad un ragazzo di colore che cammina lungo la strada cade qualcosa dalla tasca, forse un portafoglio o un cellulare.
E subito tuo padre, quasi anticipandoti, chiama il ragazzo è gli fa notare l'accaduto.
Il ragazzo raccoglie l'oggetto e ringrazia aggiungendo un bel sorriso.
Ecco d'un tratto i pensieri giustamente negativi su questo anacronistico modello di sviluppo che spesso capovolge quei valori che avevano informato la vita di nostri padri come onestà, giustizia, senso del dovere e dei beni comuni, rispetto verso se stessi e gli altri, spiritualità ... ecco, d'un tratto appare la semplicità di una cultura vissuta "del noi" che non guarda a differenze d'età, di colore o quant'altro viene strumentalizzato per dividere gli uomini.
Mi chiedo : forse è anche attraverso questi piccoli e semplici esempi di vita, ben al di là dei grandi discorsi, che si può e si deve resistere ad un presunto senso d'ineluttabilità e rinforzando un' ulteriore spinta alla speranza. Una realistica speranza che sappia contrastare la rassegnazione e qualche mal interpretato senso d'impotenza poggiando su un rinnovato senso della Collettività e sulla responsabilità di ognuno.
Germano Bosisio