Due restano irreperibili, al palo il processo per i moldavi inseguiti da Pischedda prima di morire

Il dipinto dedicato a Pischedda all'ingresso della sede della Polstrada di Bellano
Si tornerà in aula il 27 settembre: ancora un rinvio e nulla di fatto per il processo a carico di Veaceslav Florea, il 30enne moldavo che cinque anni fa, si buttò da un cavalcavia della ss36 per sfuggire a una volante della Polizia Stradale. Probabilmente non aveva calcolato il pericolo e, forse come lui, non si era reso conto dell'altezza nemmeno l'inseguitore, l'agente Francesco Pischedda: per quest'ultimo, come si ricorderà, l'impatto con il suolo fu fatale.
Era la notte tra il 2 e il 3 febbraio 2017: un Ford Fiorino – risultato rubato a Gorgonzola – nella ricostruzione degli inquirenti avrebbe provato a sottrarsi ad un controllo, dando vita a un inseguimento sulla superstrada culminato con lo schianto del mezzo e la fuga di due occupanti, inseguiti da altrettante divise. Dal portellone posteriore, poi, sarebbe sceso un terzo soggetto – Florea – rincorso da Pischedda, lasciato a piantonare il furgone. Salvato dai medici dopo il volo dal cavalcavia e poi estradato in Austria per espirare altra condanna, il moldavo per i fatti di quella drammatica notte sulla ss36 deve rispondere di residenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Con lui Vadim Vulpe (classe 1990) e Dima Igor (1988), da sempre irreperibili. Per loro il giudice Giulia Barazzetta ha disposto nuove ricerche rinviando la causa al prossimo 27 settembre. In quella sede di deciderà se “mandare avanti” solo il fascicolo a carico del 30enne. Sarà dunque un'altra seduta tecnica. E chissà quando si arriverà a aprire l'istruttoria.
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