Rifondazione: sulle scuole (paritarie) non si interpretano i cambiamenti
La “nuova” amministrazione comunale sta per rinnovare il finanziamento alle scuole paritarie che a Lecco, da sempre e in modo anomalo, non integrano la scuola pubblica ma di fatto la sostituiscono. Nessuna opposizione rilevante, anzi le uniche finte opposizioni chiedevano solo più soldi, conferma della continuità e del “patto di ferro” tra politici locali e lobby (efficace non c’è che dire). Tutto come da copione, insomma: l’inossidabile continuità degli interessi, unisce centro-sinistra e centro-destra. Ma la realtà ha la testa dura: la verità che traspare tra le righe è che il sistema lecchese, tutto privato, scricchiola sempre di più e se non ci fosse la stampella dell’assegno pubblico non reggerebbe con il 25% in meno di bambini, aumenti dei costi, molte famiglie pressate dal caro-vita che non riescono a pagare le rette. In tutto questo il sistema deve essere riconfermato e basta, non una riflessione, un’idea sul fatto che di fronte al cambiamento strutturale della società anche la formazione e il welfare dovrebbero cambiare, il patto di ferro va riconfermato, costi quel che costi. In tutta Italia da tempo si sta riscoprendo il valore di una offerta pubblica diretta, l’unica in grado di reggere le trasformazioni demografiche e rispondere alla crisi sociale, ma a Lecco nulla si muove. L’unica legge che vale è che tutto il welfare, la formazione, il sociale deve andare ad un terzo settore cresciuto ipertroficamente che ormai è parte integrante della classe dirigente e pretende la garanzia dei flussi di risorse “a scatola chiusa” senza mai sentire il dovere di rendere conto di quello che fa, della propria capacità o meno di rispondere ai bisogni sociali, di garantire diritti che stanno cambiando.
I veri conservatori, incapaci di guardare ai cambiamenti che stanno arrivando, sono i politici e i manager sociali, tutti tesi soltanto a riconfermare i patti e le risorse. È evidente a tutti che non può bastare semplicemente riconfermare la stampella pubblica, occorre invece ripensare dalle radici un sistema della formazione che così com’è non solo non reggerà alla distanza delle trasformazioni demografiche, ma che da troppo tempo non discute della propria capacità educativa, di reggere la trasformazione dei quartieri in dormitori, di reggere la crisi sociale e i cambiamenti nei saperi che anche tra i più piccoli stanno producendo le tecnologie. Per affrontare queste sfide non basta lanciare l’idea della comunità educante e del ritrovare un rapporto tra scuola e società, se poi tutto si riduce a riconfermare lo stesso inossidabile sistema senza alcuna proposta di riforma, di riflessione, di autocritica.
Come Rifondazione Comunista da anni avanziamo alla cittadinanza una proposta politica alternativa, per rafforzare i bisogni anche delle scuole pubbliche.
Un taglio di finanziamenti verso le scuole paritarie, con risorse destinate ad un corretto riequilibrio tra pubblico/privato, per un potenziamento degli insegnanti di sostegno, per mense comunali, non più affidate a multinazionali, con progetti di educazione alimentare e cibo di qualità, convenzioni non più triennali o come ultimamente è stato proposto di 5 anni, ma che annualmente tengano conto del reale bisogno di risorse.
Solo in questa maniera si va incontro ad una vera libertà di scelta tra pubblico e privato e si rompe lo schema di una scuola terribilmente classista.
I veri conservatori, incapaci di guardare ai cambiamenti che stanno arrivando, sono i politici e i manager sociali, tutti tesi soltanto a riconfermare i patti e le risorse. È evidente a tutti che non può bastare semplicemente riconfermare la stampella pubblica, occorre invece ripensare dalle radici un sistema della formazione che così com’è non solo non reggerà alla distanza delle trasformazioni demografiche, ma che da troppo tempo non discute della propria capacità educativa, di reggere la trasformazione dei quartieri in dormitori, di reggere la crisi sociale e i cambiamenti nei saperi che anche tra i più piccoli stanno producendo le tecnologie. Per affrontare queste sfide non basta lanciare l’idea della comunità educante e del ritrovare un rapporto tra scuola e società, se poi tutto si riduce a riconfermare lo stesso inossidabile sistema senza alcuna proposta di riforma, di riflessione, di autocritica.
Come Rifondazione Comunista da anni avanziamo alla cittadinanza una proposta politica alternativa, per rafforzare i bisogni anche delle scuole pubbliche.
Un taglio di finanziamenti verso le scuole paritarie, con risorse destinate ad un corretto riequilibrio tra pubblico/privato, per un potenziamento degli insegnanti di sostegno, per mense comunali, non più affidate a multinazionali, con progetti di educazione alimentare e cibo di qualità, convenzioni non più triennali o come ultimamente è stato proposto di 5 anni, ma che annualmente tengano conto del reale bisogno di risorse.
Solo in questa maniera si va incontro ad una vera libertà di scelta tra pubblico e privato e si rompe lo schema di una scuola terribilmente classista.
Partito della Rifondazione Comunista Lecco