Lecco: telefonate nella notte alla mamma della 19enne morta in strada. 'Chiara è lontana'. Condannato
Chiara Papini
Una vicenda dolorosa per la sua famiglia che a dieci giorni dal funerale della giovane aveva ricevuto, di notte, alcune telefonate. Come ha ricordato stamani in aula Maria Frigerio, erano trascorsi una decina di giorni dai funerali della figlia, quando intorno alle 2 di notte era squillato il telefono di casa. Dall'altra parte della cornetta una voce maschile, ovattata, che aveva riferito: ''Chiara è lontana''. Una frase ripetuta almeno due volte, a seguito della quale la donna aveva deciso di chiudere la conversazione. Il telefono era poi squillato di nuovo e così, la parte offesa, classe 1973, aveva tolto le pile del cordless, tornando a letto.
''Mi sono spaventata parecchio, l'episodio mi ha urtata'' ha riferito stamani in aula la donna. ''Fra l'altro il mio numero di casa ce l'hanno in pochi, non lo abbiamo mai divulgato pubblicamente e quindi mi è sembrata parecchio strana la circostanza''.
Da lì la decisione di presentarsi in Procura formalizzando una denuncia-querela a carico di ignoti, raccolta dall'ispettore Giorgio Mazzieri, delegato di polizia giudiziaria. Le indagini sono state poi affidate alla Squadra Mobile della Questura cittadina che dopo aver richiesto i tabulati telefonici, si è messa in contatto con l'intestatario del numero di cellulare dal quale erano partite le chiamate quella notte. A rispondere era stato V.S., classe 1978 originario di Ostuni ma in quel periodo dimorante nel lecchese per ragioni di lavoro. Alle domande postegli dalle forze dell'ordine, l'uomo avrebbe riferito di aver composto diversi numeri di telefono quella notte - complice qualche bicchiere di troppo - ma di non conoscere la mamma di Chiara, nè la vicenda tragica della ragazza.
Escusso come testimone l'assistente capo Claudio Giacoletto, che ha ricostruito l'attività svolta, il giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore ha rilevato l'assenza dell'imputato e dunque l'impossibilità che quest'ultimo si sottoponesse ad esame come concordato. Acquisiti gli atti, si è passati infine alla discussione. Il vice procuratore onorario Mattia Mascaro ha chiesto la condanna dell'imputato a sei mesi di reclusione mentre il difensore Sonia Bova l'assoluzione, e in subordine il minimo della pena concesse le attenuanti generiche. Dopo essersi ritirato in camera di consiglio, il giudice ha sentenziato la condanna del 43enne.
G.C.