Si è chiuso con un'assoluzione e due pesanti condanne il processo originato da un pestaggio verificatosi nella serata del 20 febbraio 2021 nell'area esterna del Centro Commerciale La Meridiana in danno ad un nordafricano classe 2002. Ne è uscito “pulito” un 23enne marocchino – assistito d'ufficio dall'avvocato Pietro Monti: anche la pubblica accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Andrea Figoni, all'esito dell'istruttoria aveva ritenuto che il ruolo giocato dal giovanotto nella “zuffa” finita all'attenzione del collegio giudicante del Tribunale fosse “difensivo” anziché “offensivo”, ovvero che il ragazzo non si sia accanito, come altri, sulla vittima ma, di contro, abbia cercato di intervenire in suo aiuto. Ben diversa la posizione degli altri due imputati, due fratelli nati in Italia da genitori tunisini, classe 2000 e 2002. Entrambi, come ricordato dal pubblico ministero nella propria requisitoria, sono stati indicati dalla persona offesa come i propri aggressori “senza ombra di dubbio”, riconoscendo loro un ruolo attivo e dunque di averlo colpito, in un parapiglia in cui è stata indicata anche la presenza di una bottiglia utilizzata come arma impropria, con calci e pugni, proferendo altresì minacce al suo indirizzo. Uno dei due, nel dettaglio, poi, ha sottolineato il PM, avrebbe anche detto alla vittima “se scappi di rubo pure il telefono”, con quel “pure” letto come un'ammissione di colpa in relazione alla sparizione dei 100 euro che il malcapitato aveva nel portafogli, ragione per cui ai partecipi al pestaggio è stata contestato anche il reato di rapina, oltre alle lesioni. Sottolineato, nella requisitoria del magistrato, anche l'apporto dei Carabinieri nel raccogliere elementi a sostegno delle dichiarazioni della persona offesa, con riscontri circa la presenza dei due fratelli alle Meridiane offerte dai filmati del circuito di sorveglianza e la fuga, avvenuta sotto gli occhi di un militare che già lo conosceva per altra ragione, di uno dei due ragazzi, due giorni dopo il “fattaccio” oggetto del procedimento, proprio dal Centro Commerciale dove si trovava anche la vittima con altra pattuglia dell'Arma. “Surreali” invece – per il dr. Figoni – le versioni dell'accaduto rese in Aula dai testimoni introdotti dalla difesa, per i quali era stato chiesto un confronto all'americana con la vittima, richiesta rigettata dal collegio – presidente Martina Beggio, a latere Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi – che, all'esito dell'istruttoria non lo ha ritenuto necessario, rifacendosi alla pronuncia della Suprema Corte: “a fronte di contrastante versione fornita dai dichiaranti spetta al Tribunale apprezzare secondo il proprio libero convincimento il grado di attendibilità di una o dell'altra versione”. Ben evidente, dalla sentenza, come i giudici si siano allineati al PM, anche di fronte alla linea dell'avvocato difensore – Tania De Fazio – che, nella propria arringa, ha tentato di smontare anche la credibilità della vittima, ricordando come il ragazzino, non nuovo a “problemi”, quella sera avesse bevuto.
5 anni e un mese la pena per il maggiore dei due imputati, 5 anni e 3 mesi la pena per l'altro fratello.