Lecco, coop fallita: in chiusura il processo per i reati tributari
Pubblica accusa e difesa formuleranno le proprie richieste il prossimo 12 luglio in merito alla posizione di Andrea Bossi, accusato di reati tributari dalla Procura della Repubblica quale amministratore di diritto della società cooperativa “Dinamica” con sede a Lecco.
Due le ipotesi di reato contestate all'uomo, classe 1982: di aver indicato presunti elementi passivi inesistenti al fine di evadere le imposte sul valore aggiunto nella dichiarazione annuale per gli anni d’imposta 2014 e 2015 (nel dettaglio per la prima annualità avrebbe indicato un credito Iva pari a 803mila euro quando in realtà era di soli 61mila e per il 2015 invece avrebbe indicato un credito Iva pari a 844mila euro quando in realtà si trattava di circa 69mila euro) e di non aver versato, in qualità di legale rappresentante pro tempore della Dinamica in liquidazione, le somme dovute utilizzando in compensazione crediti inesistenti per l’ammontare di circa 441mila euro derivanti dall’imposta Ires relativa all’anno 2015 e crediti inesistenti per l’ammontare di circa 106mila euro derivanti dall’imposta Irap per il medesimo anno d’imposta.
Oggi l'ultima udienza dibattimentale ha visto l'escussione degli ultimi due testimoni della difesa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Viggiani del foro di Teramo.
Primo fra tutti è stato chiamato a deporre Massimo Bossi, padre dell'odierno imputato, il cui esame è durato il tempo di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una mossa prevedibile dato che nel 2017, all'indomani del fallimento della “Dinamica”, era già stato indagato e condannato dal Tribunale di Lecco per una serie di illeciti fiscali in cui era anche implicato l'ormai noto fiscalista Marco Sarti.
Ed era stato proprio sul papà e il compianto Sarti che l'imputato nel rendere il proprio esame lo scorso febbraio aveva scaricato ogni responsabilità: “mi sono fidato cecamente di mio padre” aveva dichiarato.
Una testimonianza ben più corposa della prima è stata quindi offerta da un'ex impiegata della “Vulcanica”, società che condivideva gli uffici con la “Dinamica”: “Non so di cosa si occupasse, ogni tanto veniva e stava con il padre” ha risposto la teste alla domanda dell'avvocato Viggiani se sapesse che ruolo ricoprisse il 40enne all'interno della cooperativa. Ha quindi aggiunto “Non so di per certo se avesse le chiavette per le operazioni di homebanking, ma personalmente non l'ho mai visto utilizzare le credenziali. Invece dei pagamenti all'erario era il commercialista dott. Sarti che se ne occupava”.
È infine stato sentito il curatore fallimentare che si è occupato della cooperativa e che in particolar modo ha avuto modo di esaminare i tre conti correnti accesi presso la filiale Ubi di Osio Sopra: “Bossi Andrea aveva le deleghe per operare sui conti” ha detto il curatore in aula, ma per quanto riguarda atti gestori da lui compiuti in nome della società ne sarebbero emersi ben pochi, tra cui la compravendita di un immobile a Treviolo per 60mila euro (e poi rivenduto allo stesso imputato per 40mila).
Esaurita l'istruttoria, il giudice ha quindi dichiarato conclusa la fase dibattimentale e rinviato a luglio per la discussione finale.
Due le ipotesi di reato contestate all'uomo, classe 1982: di aver indicato presunti elementi passivi inesistenti al fine di evadere le imposte sul valore aggiunto nella dichiarazione annuale per gli anni d’imposta 2014 e 2015 (nel dettaglio per la prima annualità avrebbe indicato un credito Iva pari a 803mila euro quando in realtà era di soli 61mila e per il 2015 invece avrebbe indicato un credito Iva pari a 844mila euro quando in realtà si trattava di circa 69mila euro) e di non aver versato, in qualità di legale rappresentante pro tempore della Dinamica in liquidazione, le somme dovute utilizzando in compensazione crediti inesistenti per l’ammontare di circa 441mila euro derivanti dall’imposta Ires relativa all’anno 2015 e crediti inesistenti per l’ammontare di circa 106mila euro derivanti dall’imposta Irap per il medesimo anno d’imposta.
Oggi l'ultima udienza dibattimentale ha visto l'escussione degli ultimi due testimoni della difesa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Viggiani del foro di Teramo.
Primo fra tutti è stato chiamato a deporre Massimo Bossi, padre dell'odierno imputato, il cui esame è durato il tempo di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una mossa prevedibile dato che nel 2017, all'indomani del fallimento della “Dinamica”, era già stato indagato e condannato dal Tribunale di Lecco per una serie di illeciti fiscali in cui era anche implicato l'ormai noto fiscalista Marco Sarti.
Ed era stato proprio sul papà e il compianto Sarti che l'imputato nel rendere il proprio esame lo scorso febbraio aveva scaricato ogni responsabilità: “mi sono fidato cecamente di mio padre” aveva dichiarato.
Una testimonianza ben più corposa della prima è stata quindi offerta da un'ex impiegata della “Vulcanica”, società che condivideva gli uffici con la “Dinamica”: “Non so di cosa si occupasse, ogni tanto veniva e stava con il padre” ha risposto la teste alla domanda dell'avvocato Viggiani se sapesse che ruolo ricoprisse il 40enne all'interno della cooperativa. Ha quindi aggiunto “Non so di per certo se avesse le chiavette per le operazioni di homebanking, ma personalmente non l'ho mai visto utilizzare le credenziali. Invece dei pagamenti all'erario era il commercialista dott. Sarti che se ne occupava”.
È infine stato sentito il curatore fallimentare che si è occupato della cooperativa e che in particolar modo ha avuto modo di esaminare i tre conti correnti accesi presso la filiale Ubi di Osio Sopra: “Bossi Andrea aveva le deleghe per operare sui conti” ha detto il curatore in aula, ma per quanto riguarda atti gestori da lui compiuti in nome della società ne sarebbero emersi ben pochi, tra cui la compravendita di un immobile a Treviolo per 60mila euro (e poi rivenduto allo stesso imputato per 40mila).
Esaurita l'istruttoria, il giudice ha quindi dichiarato conclusa la fase dibattimentale e rinviato a luglio per la discussione finale.
F.F.