Lecco: sciopero magistrati e assemblea in tribunale sulla riforma Cartabia. Il presidente Secchi: 'i numeri, il criterio per valutare un giudice?''
"Una riforma punitiva" è così che il dott. Dario Colasanti, Presidente della sottosezione dell'Associazione Nazionale Magistrati, ha definito la riforma Cartabia, nell'ambito dell'assemblea indetta per questa mattina in occasione dello sciopero proclamato dalla giunta esecutiva centrale dell'ANM.
Il dottor Dario Colasanti
Nell'aula collegiale del primo piano del Palazzo di Giustizia lecchese membri togati e non si sono riuniti per discutere i temi più controversi del testo già approvato da Camera e Senato. Primo fra tutti la proposta della creazione di un fascicolo, a disposizione del consiglio giudiziario, contenente tutto l'operato di ogni singolo magistrato: statistiche e provvedimenti dei gradi successivi. Già "infastidisce" l'ANM il fatto che s'intenda che il giudice di grado successivo funga da parametro rispetto alle decisioni prese da un magistrato che abbia maneggiato un caso in precedenza, quando la costituzione prevede una differenziazione tra le toghe per funzione e non per "gradi"; inoltre il rischio è che anche la giustizia possa cadere in una pratica "difensiva" delle professioni, appiattendosi sull'orientamento prevalente dei gradi di giudizio successivi."Tutto questo viene realizzato nella riforma sulla base di una locuzione piuttosto ambigua, ossia si fa riferimento a situazioni di "grave anomalia" degli esiti dei gradi successivi" ha spiegato il dott. Colasanti "ma cosa significa "grave anomalia"? È un grave rischio quello di valutare la professionalità di un giudice o un pubblico ministero in base a quanto viene o non viene riformato in appello". Sembrerebbe, inoltre, che la riforma si muova in una direzione che va a premiare la quantità piuttosto che la qualità del lavoro svolto negli uffici giudiziari, tanto che il direttore dell'ufficio potrebbe incorrere in un illecito disciplinare nel momento in cui non vengano rispettati i programmi annuali di produzioni delle sentenze (e che fine fanno, quindi, gli sforzi del giudice volti alla conciliazione? ci si è chiesti, ndr). "Viviamo in un periodo di revanscismo della politica nei confronti del controllo di legalità" ha continuato il relatore passando ad un altro punto cruciale della riforma voluta dal ministro della giustizia, ovvero il voto degli avvocati nei consigli giudiziari: "non è che non abbiamo fiducia negli avvocati" si è affrettato a spiegare il dott. Colasanti "ma è come viene delineato il voto che desta notevoli perplessità: come fa un avvocato a partecipare a delle valutazioni di professionalità di un giudice, che potrebbe essere il suo giudice ordinariamente nell'ambito dell'attività professionale". Non sarebbe quindi tanto la segnalazione fatta dall'avvocato a rappresentare un'anomalia ("ma ben vengano le segnalazioni!" ha esclamato il presidente della sottosezione ANM), quanto il fatto che proprio chi l'abbia proposta possa partecipare alla votazione.
Prima di passare la parola al presidente del Tribunale Ersilio Secchi, il dott. Dario Colasanti ha voluto rispondere alle parole pubblicate dal Procuratore dott. Cuno Tarfusser, che lo scorso anno ha ricoperto la carica del facente funzioni a Lecco per pochi mesi: "Non è uno sciopero sovversivo. Assolutamente no: qui non ci si vuole contrapporre al Parlamento. Qui si vuole difendere le condizioni di lavoro, la possibilità di lavorare in modo adeguato ed offrire giustizia".
Il presidente Ersilio Secchi
Quindi il dott. Secchi ha precisato di non aver aderito formalmente allo sciopero, ma di sostenere idealmente buona parte degli obiettivi proposti oggi. Ponendo l'accento sulla corrente "aziendalistica" che anima la riforma in concerto con il mondo anglosassone si è quindi domandato se veramente quello dei numeri possa essere l'unico criterio con cui valutare un magistrato. "È chiaro che vada nel senso di un valore condivisibile, che è quello della prevedibilità delle sentenze, ma è un valore da poter commisurare con altri" ha sintetizzato Secchi.
L'avv. Elia Campanielli
Il dottor Carlo Stefano Boerci
Si è poi vivacizzato il confronto tra molti volti noti del tribunale lecchese, come il presidente dell'Ordine degli Avvocati Elia Campanielli, che ha espresso dubbi sulla valutazione di professionalità che dovrebbe arrivare dai colleghi nei confronti dei togati ("Non capisco dove possa essere la paura di essere esautorati, di essere valutati male"); quindi ha preso le difese della categoria il giudice civile Carlo Stefano Boerci: "noi siamo tutti uguali, l'idea aziendalistica che sottende questa riforma è una fissazione per il merito pericolosissima nel nostro ambiente: che fra di noi ci sia l'idea di emergere".
Il dottor Paolo Salvatore
Così il dott. Paolo Salvatore, presidente della sezione penale: "siamo sicuri che sia interesse del sistema avere un pubblico ministero timoroso della sconfessione delle sue scelte precedenti?".
L'avv. Stefano Pelizzari
E ancora il vicepresidente della camera penale di Lecco, l'avvocato Stefano Pelizzari - che peraltro a nome della propria categoria ha confessato di non condividere lo strumento della protesta, in quanto non equiparabile a condizioni di lavoro, ma "ben vengano i dibattiti"- ha esposto il rischio paventato dal legislatore della sindacabilità del merito delle decisioni del giudice "il cittadino non sa una cosa che noi tutti in quest'aula sappiamo: la riforma di una sentenza in successivi gradi per noi non è caos, ma è cosmos. Questo è un punto su cui l'avvocatura deve preservare questa autonomia".
L'avv. Marilena Guglielmana
"Ho sempre amato i magistrati perchè li ho sempre considerati delle persone che hanno pensato molto prima di fare il magistrato" si è schierata in tutto e per tutto l'avvocato Marilena Guglielmanana "quando penso alla figura del magistrato penso ad una figura pura, che ha scelto di fare quel lavoro perchè ha dentro una fortissima voglia di fare giustizia. Quando si giudica bisogna avere le mani libere, altrimenti non è più pura".
Il dottor Andrea Figoni
Gli interventi si sono conclusi con le parole del dott. Andrea Figoni, presente a nome della Procura di Lecco: "Ciascuno di noi ha delle idee di come mandare avanti i processi e soddisfare il bisogno di giustizia, ma sicuramente questa riforma è per certi versi inutile e per certi versi dannosa, ma sicuramente non garantisce al cittadino quello che è suo interesse. Vorrei capire la riforma attuata come possa garantire per esempio tempi più veloci. Bisognerebbe puntare altrove".
Il dott. Colasanti ha quindi congedato tutti, ringraziando per l'ampia affluenza ed esortando all'apertura e alla collaborazione fra tutti gli operatori del diritto oggi presenti.
Federica Frigerio