Lecco: una mostra celebra Ginetto Esposito, 'psicologo' delle cordate di Cassin

Inaugurata al circolo Figini di Maggianico la mostra dedicata all’alpinista Ginetto Esposito, nell’ambito della rassegna “Monti Sorgenti” promossa dalla sezione lecchese del Cai e dal gruppo “Ragni”.

Emilio Aldeghi e Antonio Pattarini

Alberto Benini e Marta Cassin

L’esposizione è stata introdotta dal presidente del Cai regionale ma soprattutto motore indiscusso di “Monti Sorgenti” Emilio Aldeghi, il quale ha sottolineato la necessità di iniziative volte a evitare che molto del nostro passato finisca con l’essere dimenticato. Dopo il saluto di Antonio Pattarini per il circolo Figini, sono stati i curatori Alberto Benini e Marta Cassin a parlare della mostra e di Esposito.
La mostra è stata sostanzialmente costruita attorno all’album che lo stesso Esposito aveva realizzato per sé: ritagli di giornale, fotografie, lettere, appunti. E si tratta praticamente di tutto il poco materiale che ancora si conserva e che la vedova dell’alpinista, Irma Colombo, nel 2009 donò alla sezione lecchese del Cai. Ed era, quell’album, «probabilmente ciò che lo stesso Esposito voleva rappresentasse se stesso», come ha detto Cassin. «E’ dunque una mostra – ha suggerito Benini – da vedere come se fosse il Ginetto in prima persona a raccontare, un Ginetto vecchio che rivive la sua storia».

Ginetto Esposito

Nato nel 1907 e morto nel 1993, «Esposito era eminentemente un secondo di cordata – ha spiegato Benini - Non è un caso che non ci siano sui nostri monti vie a suo nome. Le vie Esposito che ci sono sono quelle aperte da Ercole, il “Ruchin”». Secondo ma non secondario, aveva doti psicologiche e capacità di resistenza straordinaria.
Le imprese che l’hanno consegnato alla storia e che molto spazio hanno nella mostra sono lo Nord Est del Badile nel luglio 1937 e la Punta Walker sulle Grandes Jorasses al Monte Bianco conquistata nell’agosto del 1938.
Sul Badile, Esposito c’era salito con Riccardo Cassin capocordata e Vittorio Ratti, un trio che era un’autentica «macchina da guerra» come la definisce Benini: perché se Cassin apriva e risolveva i problemi, poteva salire con tutta tranquillità perché sapeva di avere alle spalle due compagni che avrebbero seguito comunque, superando qualsiasi difficoltà e senza un attimo di cedimento. Non ressero lo sforzo, invece, i due alpinisti comaschi, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi, che i lecchesi incontrarono in parete e con i quali formarono praticamente una cordata sola: stremati, infatti, morirono durante la discesa.
Sul Walker, invece, sempre con Cassin capocordata, al posto di Ratti c’era Ugo Tizzoni.

Con Reinhold Messner

«Fino agli anni Ottanta del Novecento – ha spiegato Benini – l’una e l’altra erano ancora le vie su cui si misurava la grandezza di un alpinista ed erano i capisaldi non solo dell’alpinismo italiano ma anche di quello europeo che significava perciò mondiale».
La mostra resterà aperta fino al 29 maggio, visitabile da martedì a domenica dalle 8 alle 21 (lunedì chiuso).
“Monti Sorgenti” intanto prosegue venerdì 13 maggio alle 20,45 nella sala di Teatro Invito con la proiezione di un documentario sulla transumanza alla presenza dell’autore Emanuele Confortin e domenica 15 dalle 14,30 a Campo de’ Boi con l’iniziativa aperta a tutti “Yoga, pilates, capoeira in montagna»
D.C.
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