Olginate: aggressione al bar, in aula raccontate tre versioni diverse
Hanno dato tre versioni diverse della stessa vicenda, le persone oggi chiamate a ricostruire quanto avvenuto nel pomeriggio di mercoledì 27 maggio 2020 al Bar dei Cigni di Olginate: un bosniaco di 49 anni, residente in paese e con cittadinanza italiana è stato rinviato a giudizio per la presunta aggressione ai danni dalla moglie del proprietario.
Danneggiamento e lesioni sono le due accuse cui si trova a rispondere, assistito in aula dall'avvocato Veronica Bonanomi del foro di Lecco.
Dopo il resoconto delle indagini presentato in aula da uno dei carabinieri di Olginate chiamati sul posto, è stata la stessa persona offesa a raccontare al giudice l'accaduto: il 49enne, cliente abituale del locale, accomodatosi ai tavolini fuori dal bar avrebbe chiesto all'esercente una grappa e tre gelati per la figlia e i suoi due amichetti. “Visto che altre volte se n'era andato senza pagare gli ho detto che prima mi avrebbe dovuto corrispondere il dovuto e che poi sarei andata a servirlo, ma dopo un po' sono entrati di nuovo i bambini a chiedermi i gelati”. A quel punto la donna avrebbe ripetuto alla piccola di farsi dare i soldi dal papà. Sarebbe stata questa seconda richiesta a far andare l'imputato su tutte le furie: “mi ha insultata, mi ha spinto e mi ha dato un pugno sullo zigomo sinistro, al che sono uscita dal bar. Ha preso una sedia e l'ha scaraventata contro il muro rompendola, poi se n'è andato”. A suo dire l'uomo era chiaramente in stato di ebrezza.
Quindi è toccato al presunto aggressore rendere il proprio esame: “era una bella giornata dopo mesi di lockdown, così ho portato mia figlia e i suoi due amici a prendere un gelato” ha ricordato e il suo racconto ha seguito la versione appena riportata dalla donna - almeno fino al momento della richiesta del denaro prima della consumazione - per poi prendere una piega completamente diversa: “stavo dando i soldi a mia figlia quando ho visto la signora uscire dal bar e urtare il bambino che era con noi dicendo “pezzo di merda spostati”. A quel punto è vero che l'ho insultata”.
Fra gli spintoni la barista avrebbe anche strappato la camicia del cliente, avrebbe fatto per lanciare un posacenere e infine, sarebbe stata lei a prendere la sedia di plastica per tirarla addosso a lui. “Ma io l'ho trattenuta e per togliergliela di mano l'ho tirata contro alla parete”.
Una terza testimonianza, ancora divergente dalle due rese poco prima è stata quella portata in aula dal papà dei due bambini presenti quel giorno, vicini di casa dell'imputato: “io non c'ero, racconto quello che mi hanno detto i miei figli”, è stata la premessa del teste. Usciti dal bar per chiedere al 49enne i soldi con cui pagare i gelati i due bambini avrebbero sentito il proprio accompagnatore insultare la signora, che sarebbe quindi uscita. “Passando ha sì urtato mio figlio maggiore, ma lui non si è fatto nulla. I miei figli hanno escluso che lui abbia mosso le mani, avrebbe solo dato dei calci alle sedie. Mi hanno riferito che lei l'ha preso per la maglia, che si sarebbe strappata quando lui ha cercato di sottrarsi”.
Il giudice ha fissato un rinvio al 27 settembre per andare avanti con l'istruttoria.
Danneggiamento e lesioni sono le due accuse cui si trova a rispondere, assistito in aula dall'avvocato Veronica Bonanomi del foro di Lecco.
Dopo il resoconto delle indagini presentato in aula da uno dei carabinieri di Olginate chiamati sul posto, è stata la stessa persona offesa a raccontare al giudice l'accaduto: il 49enne, cliente abituale del locale, accomodatosi ai tavolini fuori dal bar avrebbe chiesto all'esercente una grappa e tre gelati per la figlia e i suoi due amichetti. “Visto che altre volte se n'era andato senza pagare gli ho detto che prima mi avrebbe dovuto corrispondere il dovuto e che poi sarei andata a servirlo, ma dopo un po' sono entrati di nuovo i bambini a chiedermi i gelati”. A quel punto la donna avrebbe ripetuto alla piccola di farsi dare i soldi dal papà. Sarebbe stata questa seconda richiesta a far andare l'imputato su tutte le furie: “mi ha insultata, mi ha spinto e mi ha dato un pugno sullo zigomo sinistro, al che sono uscita dal bar. Ha preso una sedia e l'ha scaraventata contro il muro rompendola, poi se n'è andato”. A suo dire l'uomo era chiaramente in stato di ebrezza.
Quindi è toccato al presunto aggressore rendere il proprio esame: “era una bella giornata dopo mesi di lockdown, così ho portato mia figlia e i suoi due amici a prendere un gelato” ha ricordato e il suo racconto ha seguito la versione appena riportata dalla donna - almeno fino al momento della richiesta del denaro prima della consumazione - per poi prendere una piega completamente diversa: “stavo dando i soldi a mia figlia quando ho visto la signora uscire dal bar e urtare il bambino che era con noi dicendo “pezzo di merda spostati”. A quel punto è vero che l'ho insultata”.
Fra gli spintoni la barista avrebbe anche strappato la camicia del cliente, avrebbe fatto per lanciare un posacenere e infine, sarebbe stata lei a prendere la sedia di plastica per tirarla addosso a lui. “Ma io l'ho trattenuta e per togliergliela di mano l'ho tirata contro alla parete”.
Una terza testimonianza, ancora divergente dalle due rese poco prima è stata quella portata in aula dal papà dei due bambini presenti quel giorno, vicini di casa dell'imputato: “io non c'ero, racconto quello che mi hanno detto i miei figli”, è stata la premessa del teste. Usciti dal bar per chiedere al 49enne i soldi con cui pagare i gelati i due bambini avrebbero sentito il proprio accompagnatore insultare la signora, che sarebbe quindi uscita. “Passando ha sì urtato mio figlio maggiore, ma lui non si è fatto nulla. I miei figli hanno escluso che lui abbia mosso le mani, avrebbe solo dato dei calci alle sedie. Mi hanno riferito che lei l'ha preso per la maglia, che si sarebbe strappata quando lui ha cercato di sottrarsi”.
Il giudice ha fissato un rinvio al 27 settembre per andare avanti con l'istruttoria.
F.F.