Chiuso: con mons.Stucchi e i bambini della Comunione benedetta la statua del Beato Serafino

Domenica 8 Maggio, presso la parrocchia di Chiuso, è stata inaugurata la statua restaurata del curato d'Ars del XX secolo, come amava definire il cardinal Schuster il beato Serafino Morazzone. Ai piedi del simulacro, rimesso a nuovo in occasione del bicentenario della morte del sacerdote, è stata celebrata la messa dal parroco don Ottavio Villa, con monsignor Luigi Stucchi, ex vicario episcopale per la zona di Varese.

 

“Davvero sono molto contento di poter condividere questo momento di gioia alla presenza del futuro della nostra comunità, i ragazzi che vivranno la Comunione, per avvertire il desiderio di comunione e unità che attecchiscono nel cuore e poi si diffonde nell'intera società. Rimanendo così in contatto con una comunità in cammino e con chi ha già camminato per tanti anni come il beato serafino. Dobbiamo affidare il nostro cammino e attingere all’esempio della vita di Gesù per non sciupare la vita” ha asserito l’alto prelato, sottolineando la presenza dei bambini nelle prime file. Con una nutrita schiera di parrocchiani ha partecipato alla funzione anche il sindaco Mauro Gattinoni.

Il vescovo ha sottolineato come “la vostra, la nostra vita è nelle mani del Signore. Ripetete con tutto il cuore il messaggio di Dio, con l’eco di coloro che vi vogliono bene, e che anche loro ripetono. Oggi in particolar  modo non ricordiamo solamente il beato Morazzone ma anche tutte le madri; la mamma è la creatura più vicina a noi e a cui dobbiamo la vita, la nostra esistenza. Forse l’amore del beato Serafino è stato ancora più grande e sorprendente di quello di una mamma. Ciò affinché cresca in tutti noi la consapevolezza che la vita di ogni persona abbia una chiamata. La vita è una chiamata. C'è un disegno che ci precede, dentro il quale cresce una storia, la nostra vita davvero è un dono, una storia d'amore, tra noi e Dio.

Ma come possiamo raggiungere questo legame con Dio? Guardando la storia e le testimonianze dei santi e dei beati, come in questo caso il Serafino. Quando Gesù disse: “Rimanete nel mio amore”, non stava parlando di un sogno irrealizzabile, ma di un impegno, una grazia, una chiamata, una vita senza amore vero e una vita che rischia il male. La nostra vita è destinata a manifestare la bellezza gioiosa della testimonianza di Gesù. Il Vangelo è il tutto per tutti, ti libera il cuore se lo lasci entrare. I santi e i beati sono coloro che si sono lasciati trasportare dall'amore di Gesù.

Padre Morazzone è stato un esempio di perdono per tutti, bisogna saper perdonare per poter costruire la civiltà dell'Amore. Gesù, con il perdono, vuole che si restauri in ciascuno di noi la somiglianza battesimale con il Padre. Non dobbiamo fermarci a restaurare solo la statua del beato, ma la nostra identità battesimale. La cosa paradossale è che esistono cristiani senza gioia. Il nostro spirito deve essere permeato dalla speranza e dalla gioia come testimonianza che la vita permette di gioire anche nelle difficoltà”.
F.R.
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