Già condannato per tentato omicidio, rimedia un ulteriore anno per guida sotto l'effetto di droga


Alla condanna a sei anni e mezzo irrogata nei suoi confronti nell'ottobre 2020 (e già confermata anche in Appello), quest'oggi si aggiungono ulteriori 12 mesi (e 6.000 euro di multa). Insomma, per quanto accaduto nella notte a cavallo tra il 22 e il 23 febbraio di due anni fa, Abellatif Zamoune, 40enne originario di Casablanca, pagherà davvero caro. E poteva andargli anche peggio. Il giudice Martina Beggio ha infatti limato al ribasso la richiesta di condanna formulata nell'aprile scorso dalla Procura, in chiusura del dibattimento. Ritenendo provate le "nuove" accuse mosse nei confronti del magrebino, il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli aveva "suggerito" una pena pari a 2 anni tondi. Nemmeno la difesa - con l'imputato patrocinato dall'avvocato Sonia Bova - si era spinta a chiedere un'assoluzione in toto, viste le ammissioni fatte dallo stesso Zamoune che, rendendo esame, aveva pacificamente ammesso, in parte, le proprie responsabilità in riferimento alle ipotesi di reato a lui ascritte nell'ambito del secondo procedimento originato dalla "pazza notte" del 2020, conclusasi con il suo trasferimento - in stato di fermo - al Manzoni, dopo essere stato attinto da un colpo di pistola ad un gluteo. Tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale le prime accuse mosse nei suo confronti, con due gradi di giudizio già celebrati. In valutazione, ora, solo il "prima", ovvero l'aver bevuto e fatto uso di stupefacente prima di mettersi al volante.
Come ha raccontato egli stesso al giudice, nel corso dell'istruttoria, quel 22 febbraio, dopo aver passato la serata con un'amica a Barzago, sarebbe stato raggiunto da un cittadino straniero - Raul Stalyn Berreto Pozo, ecuadoriano – che, rimasto a secco di benzina, gli avrebbe strappato un passaggio, chiedendogli di mettersi lui alla guida. Una richiesta assecondata pur avendo consumato poco prima “una striscia” di cocaina accompagnata da un paio di birrette e qualche cicchetto di grappa. Partiti in direzione Dolzago i due sarebbero stati poco dopo palettati da una pattuglia, dandosi a precipitosa fuga passando per Oggiono per poi salire a Galbiate e scendere a Pescate dove nel frattempo era stato preparato un posto di blocco. Lì, per sottrarsi all'arresto - e qui sconfiniamo nell'oggetto del primo processo - avrebbe, nella versione della pubblica accusa, sempre rifiutata dall'uomo, premuto il piede sull'acceleratore, incurante della presenza del maresciallo Davide Arrigoni, rischiando dunque di travolgerlo. Esploso in quel momento un colpo all'indirizzo della vettura che non si è comunque fermata. Solo a Germanedo, infine, l'arresto.
Su precisa domanda del difensore, Zamoune rendendo esame aveva sottolineato di aver bevuto e fatto uso di cocaina prima di sapere di doversi mettere al volante. Un dettaglio ininfluente secondo il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli.
Quest'oggi il giudice lo ha assolto perché il fatto non sussiste in relazione alla guida sotto l'effetto di alcool, condannandolo a un anno solo per essersi messo al volante dopo aver fatto uso di stupefacente.
A.M.
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