Bellano: ex primario a processo, assolto. Il fatto non sussiste anche per i figli

Il fatto non sussiste: così il giudice Giulia Barazzetta ha mandato assolti il dottor Renato Galanti (classe 1955, ex direttore della riabilitazione dell’Ospedale di Bellano), accusato dalla Procura della Repubblica di Lecco di calunnia e i suoi due figli - Tommaso e Niccolò - a giudizio invece con l'accusa di falsa testimonianza.
La vicenda giudiziaria chiusa – almeno in primo grado- con la sentenza odierna deriva da due procedimenti precedenti. Il primo vedeva ancora come imputato il dottor Galanti con altri quattro soggetti, finiti a giudizio a seguito del concorso indetto nel 2012 per coprire sei posti vacanti di guardia medica all'Umberto I. Un fascicolo aperto dopo le segnalazione di un candidato alla posizione, il dottor Piercarlo Minoretti.
Assolto (insieme agli altri professionisti), Galanti aveva a sua volta querelato Minoretti per supposte molestie dando così origine ad altro procedimento, il numero due, al cospetto del Got Maria Chiara Arrighi, nel 2017.
Anche quel processo si era concluso con una sentenza di assoluzione, vista l'impossibilità per il giudice di valutare l'autenticità o meno dei presunti messaggi vessatori con cui il dott. Minoretti avrebbe richiesto al dott. Galanti 400mila euro di risarcimento a fronte del mancato riconoscimento del titolo di medico di guardia. Inoltre gli atti erano stati rinviati alla Procura per verificare l'ipotesi di reato di calunnia e falsa testimonianza nei confronti di Galanti e figli.
Ed eccoci quindi al terzo episodio della saga, che ha visto al banco degli imputati ancora una volta Renato Galanti (difeso dall'avvocato Richard Martini e Guido Corti) insieme ai suoi figli (assistiti dagli avvocati Vito Zotti e Massimiliano Mariani) da una parte e dall'altra il dottor Minoretti nella veste di parte civile, rappresentato dall'avvocato Elena Ammannato. Nella scorsa udienza, tenutasi ad aprile, il Vpo Mattia Mascaro aveva chiesto per padre e figli la condanna a un anno e sei mesi di reclusione, mentre i loro legali si sono battuti per la loro esclusione da qualunque responsabilità. A quattro anni di distanza dal processo a carico di Minoretti, infatti, i difensori sarebbero riusciti a produrre al Tribunale i messaggi realmente intercorsi tra le utenze telefoniche tra i due medici, estrapolati dai consulenti tecnici grazie ad una tecnologia migliore – stando a quanto da loro affermato al momento della requisitoria - rispetto a quando il tecnico del Got Arrighi aveva messo mano ai cellulari. Oggi il verdetto, con altro giro di assoluzioni.
F.F.
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