Lecco perduta/320: il 1° maggio dei vecchi tempi con i cortei in città

“La manifestazione del 1° maggio a Lecco è stata una delle più importanti a livello regionale dell’intera Lombardia, nella seconda metà del Novecento, anche per la partecipazione dei numerosi metalmeccanici della città, delle grandi cattedrali del ferro, e anche delle aziende molto più ridotte ma largamente presenti nella vallata del Gerenzone e della sua derivazione artificiale che è la Fiumicella”. Così dichiarava anni fa un tirabagia delle fucine tra Rancio e Laorca.
E proprio lì si formava il corteo che sarebbe sceso verso il centro cittadino e che via via radunava e richiamava altre persone. Era guidato dai tirabagia nella tenuta classica di lavoro: il grembiulone, gli zoccoloni e arnesi connessi. La base di partenza principale era il Circolo Libero Pensiero di Rancio, quello della classe operaia, fucina di sindacalisti storici della CGIL come Pio Galli, Giovanni Riva, Remo Viganò e altri.


Momenti di partecipazione popolare ai cortei festosi del 1° maggio

C’è nostalgia per questi cortei, soprattutto per gli ultimi che erano praticamente festosi ma con accenni di protesta e di proposta; erano l’anticipo, nelle prime ore pomeridiane, verso una piazza delle principali del centro cittadino, delle feste popolari che avrebbero poi animato la serata nei circoli dei vari quartieri o rioni. L’elenco di questi ultimi si è negli ultimi anni ridotto, uscendo di scena alcuni come il Risorgimento di Pescarenico, il Riva di Belledo, il Casella di via Torri Tarelli, quello del ponte sul Gerenzone, a Malavedo, e altro dopolavoro.



Antonio Crimella, non dimenticato presidente dei Firlinfeu di San Giovanni, ricordava che nella festa del 1° maggio il complesso Renzo e Lucia con i suonatori di canne era molto richiesto per manifestazioni di genuina tradizione popolare. Negli anni '50 non mancavano alla sfilata, promossa dalla Camera del Lavoro, anche i carri allegorici con le bandiere della fratellanza proletaria e della pace, con scenografie di richiamo alla politica internazionale che andavano oltre il 1° maggio. Era un periodo di divisione tra i sindacati stessi, e le manifestazioni risentivano dell’atmosfera di guerra fredda.



L’unità sindacale cresciuta e maturata nel '68 ha portato, invece, negli ultimi cortei nel pomeriggio del 1° maggio un clima disteso di incontro, di dialogo, come è avvenuto nel raduno di quest’anno ad Assisi sui grandi temi “Pace, lavoro e salario”. La ricorrenza di quest’anno, purtroppo, oltre che essere offuscata da sempre più preoccupanti nubi mondiali per quanto sta avvenendo in Ucraina, deve ricordare, con grande preoccupazione e commozione, il gravissimo fenomeno dell’aumento considerevole di decessi in infortuni sul lavoro. La cerimonia del 1° maggio a Lecco con l’omaggio floreale presso il Monumento in largo Caleotto ha voluto essere un momento di sofferto richiamo per tale doloroso susseguirsi di vittime.



C’è da aggiungere una considerazione: le visite e le passeggiate sempre più frequenti, lungo il Gerenzone e la Fiumicella, avvengono nella “poesia” dei ricordi passati, delle fucine spente, ma altra era la “prosa” delle aziende attive con i fuochi della lavorazione in ambienti esposti alle intemperie della stagione e nella carenza di norme vigenti a tutela della salute.
Insomma un impegno duro, faticoso, pericoloso, che meritava proprio che al tirabagia venisse dedicato un monumento, quello che negli anni '60 era previsto da realizzare in località Svizzera, sulle rive del Gerenzone, sotto il bosco di Selva Grande a Laorca.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.