Ballabio: il mistero del 'Pippo' con i volantini e il bombardamento aereo

Un lecchese ci segnala quanto ha potuto leggere su “Il Fatto Quotidiano” di giovedì 28 aprile, nella pagina “Quale 25 aprile” dovuta al noto giornalista e saggista Massimo Fini, firma popolare da molti anni per Il Giorno e Repubblica. Lo scritto è dedicato a Pierluigi Bellini Delle Stelle, il comandante di quel gruppo di pochi partigiani che, con una coraggiosa azione, fermò una forte colonna di tedeschi e di fascisti in ritirata tra Musso e Dongo, dove era nascosto in un autocarro, sotto divisa germanica, Benito Mussolini.
La notizia che riguarda la zona di Lecco si può leggere quando Massimo Fini fa riferimento al periodo trascorso dalla sua famiglia “sfollata sulle montagne del lago di Como, come tante altre milanesi, per sfuggire ai bombardamenti negli anni 1943-1945”. Fini aggiunge: “Il paesino in cui ci eravamo rifugiati si chiama Maggio (oggi un orrendo assembramento di villette a schiera). In un luogo vicino c’era una piccola caserma con due sentinelle di venti anni; passa il piper inglese aereo da ricognizione e getta dei volantini in cui è scritto: “Attenzione! Fra mezz’ora bombardiamo” (oggi ci pare impossibile ma queste forme di fair play militare allora esistevano come, per fare un altro esempio, concedere “l’onore delle armi” quando il nemico si era battuto bene). Ovviamente tutta la popolazione fuggì nei boschi. Ma i due ragazzi rimangono nella caserma. Sono o non sono le sentinelle? Passa il bombardiere, colpisce nel segno; i due ragazzi, ventenni, muoiono. Ogni volta che ricordo questo episodio sono preso da una rabbia incredibile quanto impotente. Per che cosa sono morti questi ragazzi?”.


La colonia ferrovieri in località Gera di Ballabio Superiore

La testimonianza porta alla ribalta episodi sconosciuti, come quello del lancio dei volantini prima dei bombardamenti. Per quanto riguarda l’incursione aerea alla quale si riferisce Massimo Fini, ci si può richiamare alla testimonianza scritta lasciata nel Liber Cronicus della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Ballabio Superiore da don Abramo Maroni, alla guida della comunità dal 1929 al 1946, che scrive su quello che è stato l’unico pesante bombardamento per la Valsassina nel periodo bellico 1943-1945. Il sacerdote annota: “Verso la primavera 1944 la locale colonia dei ferrovieri venne occupata da un reparto di circa 300 uomini della milizia della RSI: rimanevano allo scopo di istruzione per il servizio ferroviario, ed ogni tre mesi si davano il cambio... Ballabio assistette l’11 marzo 1945 al bombardamento aereo della caserma repubblichina. A nulla valse l’averla trasformata in fortezza con cannoni piazzati in appositi fortini di cui era circondata da grosse mitragliatrici che la dominavano dall’alto terrazzone. Verso le ore 15 di detta domenica – scrive sempre don Abramo – mentre a Ballabio inferiore si faceva un funerale, e la popolazione quasi al completo di laggiù (e molti anche di Ballabio Superiore) si trovava in chiesa per la funzione esequiale, sette apparecchi giungevano d’improvviso e sganciavano i loro ordigni di distruzione, mirando evidentemente l’unico obiettivo, cioè la caserma. Ben 14 bombe (delle quali due rimasero inesplose, sprofondate nel prato, ed altre due per pochi centimetri non colpirono la chiesa di Ballabio Inferiore …. Lo si ritenne un miracolo)”. Sempre il parroco scrive: “Si ebbero a lamentare tre morti fra i repubblichini, uno dei quali (Brazzale Angelo, provincia di Vicenza) rimase sotto le macerie all’insaputa di tutti per circa dieci mesi”.
C’è da aggiungere che la colonia dei ferrovieri, pesantemente colpita dall’incursione aerea, si presentava largamente inagibile. Il reparto venne trasferito, infatti, presso la Cederna, in località Balisio, qualche chilometro più avanti in direzione Valsassina, dove si arrese il 26 aprile alla delegazione del CNL di Lecco, inviata dal generale Umberto Morandi “Lario”. In quel momento nell’edificio si trovava un centinaio di militari, in quanto già nei giorni precedenti vi erano state defezioni e fughe vista la situazione di completo crollo della Repubblica di Salò.
Per quanto riguarda il misterioso “Pippo”, l’aereo notturno che seminava terrore volando anche a bassa quota, è tragicamente ricordato nella storia di Lecco per l’incursione della sera del 31 marzo 1945, quando, alle 21.45, sganciò tre bombe nel centro cittadino, colpendo edifici in piazza Manzoni, via Roma e piazza Garibaldi. Vi furono, purtroppo, un morto e alcuni feriti dovuti ai suoi “confetti pesanti”. Si scrisse poi che l’aereo era affidato a piloti britannici e usato più per una guerra psicologica che per quella effettiva.
Ora la testimonianza fornita sul “Fatto Quotidiano” da Massimo Fini solleva interrogativi e sollecita ricerche per il velivolo solitario che lancia volantini di avvertimento e che poi colpisce “una piccola caserma”, che sicuramente non era l’ex colonia dei figli di ferrovieri a Gera di Ballabio Superiore, complesso che, restaurato negli anni '50, vedrà tanti nuovi ospiti per un lungo periodo del Novecento, aperto anche a un gemellaggio europeo con figli di ferrovieri francesi e belgi.
A.B.
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