Lecco: 'flash mob' di ItalExit davanti all'Ospedale. Paragone: 'Speranza è il ministro della Salute di Salvini'

La felpa indossata all'arrivo a Lecco aveva un qualcosa di salviniano ma, sul marciapiede d'accesso all'ospedale Manzoni, Gianluigi Paragone non ha risparmiato bordate nemmeno al capitano della Lega, arrivando a sostenere come il “rosso” Roberto Speranza sia a tutti gli effetti il ministro della Salute anche del numero uno del Carroccio.

Gianluigi Paragone

Tappa in città, spostandosi da Como verso Desenzano, nel pomeriggio odierno, per il leader del movimento sovranista ItalExit, impegnato in una serie di comizi informali sul territorio.
“L'ospedale di una città è un luogo che possiamo considerare di sofferenza ma è un luogo molto importante perché purtroppo tutti noi ne abbiamo bisogno e vi lavorano centinaia se non migliaia di persone. Ed è un luogo dove si fanno lavori di “alta tecnologia” da coniugare a alta sensibilità umana. L'anno prossimo voteremo per le politiche e le regionali. L'80% del bilancio della Regione è speso nella sanità. E la sanità è diventato il grande malato della nostra Regione” ha detto il referente lombardo del partito, affiancato dal coordinatore provinciale Emanuele Greco, prima di cedere la parola a Paragone, spiegando il perché della chiamata a raccolta dei sostenitori di ItalExit proprio dinnanzi al presidio di via dell'Eremo.

Emanuele Greco

“Credevamo di avere una sanità d'eccellenza che invece, appena appena è stata messa sotto stress, ha dimostrato lacune di ogni genere. Che non sono dovute all'incapacità dei medici o alla mancanza di volontà di tanti operatori perché, anzi, abbiamo visto indossare i panni dell'eroe. Ma in una società normale, seria, non ha bisogno di eroi. Se è così vuol dire che abbiamo dei grossi grossi problemi. Le lacune nascono all'interno di scelte completamente sbagliate, che sono state fatto sulla sanità e sul Covid in particolare. All'inizio il virus non esisteva, poi improvvisamente il panico. Bene queste scelte politiche, come dimostra questo Governo, sono state trasversalmente condivise. Perché qualcuno faceva finta di criticare, però poi, alla fine, sono tutti insieme lì, dentro al Governo”.
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Un pensiero analogo a quello espresso poi dal giornalista-senatore, decisamente alla mano (arrivando ha estratto dalla tasca il cellulare per fotografare da sé lo striscione “La sanità è un diritto non una speranza”) e indubbiamente padrone della scena, dinnanzi comunque a uno sparuto gruppetto di simpatizzanti. Una cinquantina, poliziotti e carabinieri dall'altro lato della strada inclusi, i presenti.

“E' in corso un processo di privatizzazione” ha detto parlando. “Non esiste una privatizzazione della sanità, senza un forte presidio pubblico. Se tu smonti la sanità pubblica ha smontato la sanità. Non può esserci una sanità privata quando hai svuotato completamente la sanità pubblica. La sanità privata può essere un qualcosa, un pezzettino, che si aggiunge a un grosso blocco fatto da sanità pubblica. Se nel momento del bisogno, questo contenitore si svuota, allora va ripensato tutto. Ora, sicuramente, questa è una Regione dove il centrodestra, dove la Lega, ha messo le proprie bandierine. Però è la stessa forza politica – tolto Fratelli d'Italia che è all'opposizione – che, quando gli abbiamo posto la mozione di sfiducia legata a questo signore (e indica il nome del ministro sullo stendardo srotolato alle sue spalle ndr) ha votato per Speranza. Quindi se non abbiamo buttato giù Speranza – e avevamo la possibilità di farlo – è per quel centrodestra che oggi nelle competizioni amministrative e domani alle regionali dirà di essere alternativa al centrosinistra. Alla fine ha scelto di stare sotto le logiche e le decisioni di Speranza. Quindi Speranza è il ministro della Salute di Salvini come di Belusconi e compagnia cantanti”.

Con richiamo al prossimo appuntamento elettorale per le regionali, dunque, l'invito a non regalare a tali politici ulteriori chance. “Non possiamo dimenticare” ha sostenuto, spostando poi l'attenzione sui “talebani del vaccino”, ipotizzando che “magari qualcuno ha fatto anche qualche affare predicando il vaccinismo”. Ribadito il no al green pass – considerato senza validità scientifica – e alle mascherine, con invito a presidiare, almeno due volte la settimana, l'ingresso dell'Ufficio scolastico territoriale per far pressione affinché venga tolto l'obbligo per gli alunni di indossarle durante le lezioni. Un tema che gli ha permesso di incassare un caloroso applauso. Il presidio è ora da organizzare. Intanto la popolarità di ItalExit, stando ai sondaggi, cresce.
A.M.
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