Dervio: positiva al covid, venne fermata fuori casa 5 volte. E' assolta per 'tenuità del fatto'
È stata assolta per particolare tenuità del fatto, come richiesto dalla stessa Pubblica Accusa, la 65enne di Dervio accusata di aver violato l'obbligo di quarantena dopo aver contratto il Covid-19.
La donna, risultata positiva al virus l'8 aprile 2020, era stata “pizzicata” più volte fuori casa e per questo rinviata a giudizio con due capi di imputazione: inosservanza dell'articolo 260 del regio decreto n°1265 del 1934 (Testo Unico delle leggi sanitarie) e del più recente articolo 4 del decreto legge n°19 del 2020.
Come riassunto oggi dal difensore dell'imputata, l'avvocato Francesco Traversi del foro di Sondrio, i cinque episodi contestati alla donna si possono spiegare con molta facilità: due volte si stava recando ad effettuare un tampone, la terza (il 7 maggio) è uscita per fotografare lo stato dei luoghi quando il marito aveva causato un sinistro, la quarta (il giorno seguente) aveva portato il consorte in pronto soccorso proprio come conseguenza dell'incidente automobilistico e l'ultima volta (a fine maggio) dopo 50 giorni di tamponi positivi avrebbe voluto recarsi in una struttura differente da quella abituale per effettuare un test, salvo poi tornare indietro perchè non avevano posto.
“In tutte queste occasioni la signora non è mai scesa dalla macchina e non è entrata in contatto con nessuno” ha spiegato il legale al giudice Gianluca Piantadosi, chiedendo in via principale l'assoluzione della propria assistita “perchè il fatto non costituisce reato” ed in subordine associandosi alla richiesta di assoluzione per particolare tenuità avanzata dal viceprocuratore onorario Mattia Mascaro. E proprio in quest'ultimo modo, come anticipato, si è espresso poi il giudice.
La donna, risultata positiva al virus l'8 aprile 2020, era stata “pizzicata” più volte fuori casa e per questo rinviata a giudizio con due capi di imputazione: inosservanza dell'articolo 260 del regio decreto n°1265 del 1934 (Testo Unico delle leggi sanitarie) e del più recente articolo 4 del decreto legge n°19 del 2020.
Come riassunto oggi dal difensore dell'imputata, l'avvocato Francesco Traversi del foro di Sondrio, i cinque episodi contestati alla donna si possono spiegare con molta facilità: due volte si stava recando ad effettuare un tampone, la terza (il 7 maggio) è uscita per fotografare lo stato dei luoghi quando il marito aveva causato un sinistro, la quarta (il giorno seguente) aveva portato il consorte in pronto soccorso proprio come conseguenza dell'incidente automobilistico e l'ultima volta (a fine maggio) dopo 50 giorni di tamponi positivi avrebbe voluto recarsi in una struttura differente da quella abituale per effettuare un test, salvo poi tornare indietro perchè non avevano posto.
“In tutte queste occasioni la signora non è mai scesa dalla macchina e non è entrata in contatto con nessuno” ha spiegato il legale al giudice Gianluca Piantadosi, chiedendo in via principale l'assoluzione della propria assistita “perchè il fatto non costituisce reato” ed in subordine associandosi alla richiesta di assoluzione per particolare tenuità avanzata dal viceprocuratore onorario Mattia Mascaro. E proprio in quest'ultimo modo, come anticipato, si è espresso poi il giudice.
F.F.