Olginate: inseguimento con l'accetta, in aula una delle 'vittime'
Si sarebbe scagliato contro i due clienti senza alcun apparente motivo il dipendente di nazionalità cinese finito al banco degli imputati per un presunto inseguimento armato di accetta.
La persona offesa, costituitosi parte civile insieme alla moglie nel processo incardinatosi davanti al giudice Maria Chiara Arrighi nei confronti di Cheng Hui (classe 1989, accusato di minacce e danneggiamento), ha dato oggi la sua versione dei fatti: il 6 luglio 2016 si sarebbe recato nel negozio Aumai di Olginate alla ricerca di un riduttore per una lampada. Si sarebbe quindi rivolto ad uno dei commessi per sapere dove trovare l'articolo, ma ad una normale richiesta questi si sarebbe inalberato. “Ha inziato ad urlare in cinese” ha spiegato il testimone. “Quando poi mia moglie si è chinata per cercare l'oggetto sugli scaffali l'ha spinta, facendola cadere a terra, mentre la insultava in italiano”.
L'arma sarebbe stata imbracciata dal cinese quando il cliente, nel tentativo di allontanare la moglie dal suo “aggressore”, gli avrebbe lanciato addosso un treppiede: “è stata la prima cosa che ho trovato, può essere che l'abbia colpito in faccia” ha detto la parte civile, assistito in aula dall'avvocato Marco Rigamonti. “Poi l'ho visto inseguirci con l'accetta”.
La coppia a questo punto, mentre si recava frettolosamente verso l'uscita dell'esercizio commerciale, sarebbe stata presa di mira anche dagli altri dipendenti: “da dietro un cinese mi ha dato un annaffiatoio in testa, poi ci siamo chiusi in macchina e ho visto altri cinque o sei venirci incontro ed inveire sulla carrozzeria con bidoni ed altri utensili”.
Caso vuole che nel parcheggio vi fosse un Carabiniere (già escusso come testimone in una precedente udienza) che ha chiamato i rinforzi.
La prossima udienza, fissata al 3 giugno, sarà dedicata all'esame imputato e discussione finale.
La persona offesa, costituitosi parte civile insieme alla moglie nel processo incardinatosi davanti al giudice Maria Chiara Arrighi nei confronti di Cheng Hui (classe 1989, accusato di minacce e danneggiamento), ha dato oggi la sua versione dei fatti: il 6 luglio 2016 si sarebbe recato nel negozio Aumai di Olginate alla ricerca di un riduttore per una lampada. Si sarebbe quindi rivolto ad uno dei commessi per sapere dove trovare l'articolo, ma ad una normale richiesta questi si sarebbe inalberato. “Ha inziato ad urlare in cinese” ha spiegato il testimone. “Quando poi mia moglie si è chinata per cercare l'oggetto sugli scaffali l'ha spinta, facendola cadere a terra, mentre la insultava in italiano”.
L'arma sarebbe stata imbracciata dal cinese quando il cliente, nel tentativo di allontanare la moglie dal suo “aggressore”, gli avrebbe lanciato addosso un treppiede: “è stata la prima cosa che ho trovato, può essere che l'abbia colpito in faccia” ha detto la parte civile, assistito in aula dall'avvocato Marco Rigamonti. “Poi l'ho visto inseguirci con l'accetta”.
La coppia a questo punto, mentre si recava frettolosamente verso l'uscita dell'esercizio commerciale, sarebbe stata presa di mira anche dagli altri dipendenti: “da dietro un cinese mi ha dato un annaffiatoio in testa, poi ci siamo chiusi in macchina e ho visto altri cinque o sei venirci incontro ed inveire sulla carrozzeria con bidoni ed altri utensili”.
Caso vuole che nel parcheggio vi fosse un Carabiniere (già escusso come testimone in una precedente udienza) che ha chiamato i rinforzi.
La prossima udienza, fissata al 3 giugno, sarà dedicata all'esame imputato e discussione finale.
F.F.