In viaggio a tempo indeterminato/228: in bagno turco... in Turchia
Per il mio addio al nubilato, le mie amiche mi avevano organizzato una rilassante e divertente giornata alle terme.
Abbiamo passato ore e ore a chiacchierare tra massaggi, saune al fieno e bagni turchi con luci colorate.
Allora, con un bicchiere di prosecco in mano e un costume con la scritta brillantinata 'bride to be", non mi ero di certo chiesta il perché si chiamassero "bagni turchi".
E sinceramente non ci ho mai pensato tutte le volte che mi sono chiusa in una stanzetta piena di vapore.
Ora che siamo in Turchia, però, è arrivato il momento di provare gli originali bagni turchi.
A Istanbul ce ne sono un'infinità e altro non sono che le antiche terme romane.
Alcuni sono più costosi, lussuosi e turistici
Altri più spartani, economici e frequentati dalla gente del posto.
Ovviamente noi abbiamo cercato una struttura che appartenesse alla seconda categoria.
E così ci siamo ritrovati ad entrare in un edificio molto antico nella zona asiatica della città.
Nei bagni turchi, il cui nome è hamam, uomini e donne sono sempre divisi e dopo averci messo piede ho capito anche il perché.
Ma mentre dell'esperienza fatta da Paolo e dal suo amico Mauro c'è un video esilarante e decisamente forte, della mia avventura nell'hamam non ci sono immagini.
Per questo ho deciso di raccontarla qui.
Spingo la porta in legno ed entro.
Sedute ad un tavolo due signore di mezza età mi guardano perplesse prima di sorridermi.
"English?" chiedo "Yes!" mi risponde una delle due convinta.
"How does it work?" (come funziona) chiedo.
Nulla.
Dalla faccia della mia interlocutrice capisco che forse è meglio passare al linguaggio universale: quello del "Gioca Jouer".
Mi metto a mimare una doccia e un massaggio perché sono le prime due cose che mi vengono in mente.
La signora non parlerà inglese ma sembra conoscere perfettamente la canzone di Cecchetto, dato che mi indica la porta in legno e vetro di una saletta minuscola e mi fa capire a gesti che mi devo spogliare.
Mi accomodo in quella stanzetta dalla luce giallognola e mi metto il costume.
Mi sono dimenticata le infradito, quindi esco a piedi nudi ripensando a tutte le volte che da bambina mia mamma mi diceva di non camminare senza ciabatte in piscina perché mi sarei presa i funghi.
Appena la signora mi vede lì, intimidita, con addosso un bikini e a piedi nudi, mi lancia due ciabatte marroni di almeno 3 numeri in meno del mio. Credo siano da bambina, dato che io porto un 37.
Cerco di infilarmele il meglio possibile e, strisciando i piedi per non inciampare, seguo la signora che mi fa strada in un'altra sala.
Appena attraverso la porta, un calore umido mi avvolge.
La stanza è ricoperta da piastrelle blu e bianche con un motivo floreale.
Il pavimento, invece, è in marmo grigio.
Sembra tutto così antico da farmi girare la testa, o forse è il calore.
Sempre usando il linguaggio universale la signora mi spiega come procedere.
Con una bacinella di plastica lilla, devo lavarmi con dell'acqua calda che esce da lavandini a mezzaluna in marmo.
Mi accomodo accanto a un lavandino in una stanza proprio di fronte all'ingresso.
La temperatura è alta ma è piacevole gettarsi addosso l'acqua.
La signora mi fa cenno di aspettarla che tornerà lei.
E così tra uno splash e l'altro mi metto ad osservare cosa stiano facendo le altre ospiti dell'hamam per capire che cosa mi aspetta. Per il momento la situazione non ricorda nemmeno lontanamente il bagno turco che conoscevo io.
C'è un enorme tavolo basso di marmo nella sala principale e una delle signore è sdraiata lì mentre una ragazza le fa uno scrub con un guanto gigantesco. La strofina per ben benino prima di mandarla a lavarsi a uno dei lavandini.
Ecco tocca a me.
Mi sdraio anche io su quel tavolone di marmo che è caldo e stranamente comodo.
Inizia uno scrub pazzesco come mai ne avevo fatti in vita mia.
Avevo sottovalutato la forza della signora che a gesti mi fa capire come spostarmi.
Poi è il momento del sapone passato con una spugna enorme e infine un bel massaggio che mi distende muscoli che non credevo di avere.
Una quindicina di minuti, incluso uno shampoo ai capelli, e finisce tutto.
La signora in effetti qualche parola di inglese la conosceva dato che mi ripeteva continuamente "sit!" per farmi capire di cambiare posizione.
Esco senza forza da quella stanza calda e umida e mi vado a rivestire.
A differenza di Paolo, per me niente pacche o strani movimenti per stirare i muscoli.
Che esperienza pazzesca. Non credo di essere mai stata più pulita in vita mia!
Abbiamo passato ore e ore a chiacchierare tra massaggi, saune al fieno e bagni turchi con luci colorate.
Allora, con un bicchiere di prosecco in mano e un costume con la scritta brillantinata 'bride to be", non mi ero di certo chiesta il perché si chiamassero "bagni turchi".
E sinceramente non ci ho mai pensato tutte le volte che mi sono chiusa in una stanzetta piena di vapore.
Ora che siamo in Turchia, però, è arrivato il momento di provare gli originali bagni turchi.
A Istanbul ce ne sono un'infinità e altro non sono che le antiche terme romane.
Alcuni sono più costosi, lussuosi e turistici
Altri più spartani, economici e frequentati dalla gente del posto.
Ovviamente noi abbiamo cercato una struttura che appartenesse alla seconda categoria.
E così ci siamo ritrovati ad entrare in un edificio molto antico nella zona asiatica della città.
Nei bagni turchi, il cui nome è hamam, uomini e donne sono sempre divisi e dopo averci messo piede ho capito anche il perché.
Ma mentre dell'esperienza fatta da Paolo e dal suo amico Mauro c'è un video esilarante e decisamente forte, della mia avventura nell'hamam non ci sono immagini.
Per questo ho deciso di raccontarla qui.
VIDEO:
Spingo la porta in legno ed entro.
Sedute ad un tavolo due signore di mezza età mi guardano perplesse prima di sorridermi.
"English?" chiedo "Yes!" mi risponde una delle due convinta.
"How does it work?" (come funziona) chiedo.
Nulla.
Dalla faccia della mia interlocutrice capisco che forse è meglio passare al linguaggio universale: quello del "Gioca Jouer".
Mi metto a mimare una doccia e un massaggio perché sono le prime due cose che mi vengono in mente.
La signora non parlerà inglese ma sembra conoscere perfettamente la canzone di Cecchetto, dato che mi indica la porta in legno e vetro di una saletta minuscola e mi fa capire a gesti che mi devo spogliare.
Mi accomodo in quella stanzetta dalla luce giallognola e mi metto il costume.
Mi sono dimenticata le infradito, quindi esco a piedi nudi ripensando a tutte le volte che da bambina mia mamma mi diceva di non camminare senza ciabatte in piscina perché mi sarei presa i funghi.
Appena la signora mi vede lì, intimidita, con addosso un bikini e a piedi nudi, mi lancia due ciabatte marroni di almeno 3 numeri in meno del mio. Credo siano da bambina, dato che io porto un 37.
Cerco di infilarmele il meglio possibile e, strisciando i piedi per non inciampare, seguo la signora che mi fa strada in un'altra sala.
Appena attraverso la porta, un calore umido mi avvolge.
La stanza è ricoperta da piastrelle blu e bianche con un motivo floreale.
Il pavimento, invece, è in marmo grigio.
Sembra tutto così antico da farmi girare la testa, o forse è il calore.
Sempre usando il linguaggio universale la signora mi spiega come procedere.
Con una bacinella di plastica lilla, devo lavarmi con dell'acqua calda che esce da lavandini a mezzaluna in marmo.
Mi accomodo accanto a un lavandino in una stanza proprio di fronte all'ingresso.
La temperatura è alta ma è piacevole gettarsi addosso l'acqua.
La signora mi fa cenno di aspettarla che tornerà lei.
E così tra uno splash e l'altro mi metto ad osservare cosa stiano facendo le altre ospiti dell'hamam per capire che cosa mi aspetta. Per il momento la situazione non ricorda nemmeno lontanamente il bagno turco che conoscevo io.
C'è un enorme tavolo basso di marmo nella sala principale e una delle signore è sdraiata lì mentre una ragazza le fa uno scrub con un guanto gigantesco. La strofina per ben benino prima di mandarla a lavarsi a uno dei lavandini.
Ecco tocca a me.
Mi sdraio anche io su quel tavolone di marmo che è caldo e stranamente comodo.
Inizia uno scrub pazzesco come mai ne avevo fatti in vita mia.
Avevo sottovalutato la forza della signora che a gesti mi fa capire come spostarmi.
Poi è il momento del sapone passato con una spugna enorme e infine un bel massaggio che mi distende muscoli che non credevo di avere.
Una quindicina di minuti, incluso uno shampoo ai capelli, e finisce tutto.
La signora in effetti qualche parola di inglese la conosceva dato che mi ripeteva continuamente "sit!" per farmi capire di cambiare posizione.
Esco senza forza da quella stanza calda e umida e mi vado a rivestire.
A differenza di Paolo, per me niente pacche o strani movimenti per stirare i muscoli.
Che esperienza pazzesca. Non credo di essere mai stata più pulita in vita mia!
Angela (e Paolo)