Olginate: l'assegno che prova a incassare era rubato. A giudizio
Come sia finito nelle sue mani quell'assegno, resta un mistero. Deve rispondere dell'accusa di ricettazione (secondo l'articolo 648 del codice penale) A.M., il 42enne che nell'aprile 2017 si era presentato presso una delle filiali di Intesa San Paolo di Lecco cercando di incassare un assegno rivelatosi però provento di un furto messo a segno qualche settimana prima.
Il titolo era infatti riconducibile ad un olginatese del 1958 che guardando il proprio ''blocchetto'' - utilizzato solitamente per pagare l'affitto - si era accorto della sparizione di due assegni, in circostanze che ancora oggi non si sa davvero spiegare. Forse qualcuno si era introdotto nella sua abitazione, dal momento che all'appello mancavano anche alcuni monili in oro.
Aveva così deciso di chiamare la banca per rendere noto il fatto; una mossa rivelatasi davvero provvidenziale, poichè il 24 aprile di cinque anni fa - secondo quanto è emerso oggi in aula - l'odierno imputato si era presentato presso la filiale lecchese, cercando di incassare uno degli assegni dell'olginatese, del valore di 4mila euro. Al diniego da parte dei dipendenti della banca, insospettiti da quella richiesta, si era poi dileguato.
Subito avvisata dalla filiale, la vittima si era così recata presso la stazione dei carabinieri del proprio comune di residenza, riferendo quanto gli era capitato. A quel punto - come ha ricordato stamani il vice comandante maresciallo Davide Arrigoni - i militari si erano portati presso la filiale Intesa di Lecco, acquisendo tutti gli elementi utili all'indagine.
Dalla Procura - quest'oggi rappresentata in aula dal vpo Mattia Mascaro - era stato dunque aperto un fascicolo per ricettazione a carico di A.M., assente stamani in udienza, quando al cospetto del giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta è stata escussa anche una dipendente della banca. Si torna in aula il prossimo 4 luglio per la deposizione dell'ultimo teste in lista; poi si potrà passare alla discussione e alla sentenza finale nei confronti del 42enne, accusato appunto di avere nelle sue disponibilità un assegno rivelatosi provento di furto.
Il titolo era infatti riconducibile ad un olginatese del 1958 che guardando il proprio ''blocchetto'' - utilizzato solitamente per pagare l'affitto - si era accorto della sparizione di due assegni, in circostanze che ancora oggi non si sa davvero spiegare. Forse qualcuno si era introdotto nella sua abitazione, dal momento che all'appello mancavano anche alcuni monili in oro.
Aveva così deciso di chiamare la banca per rendere noto il fatto; una mossa rivelatasi davvero provvidenziale, poichè il 24 aprile di cinque anni fa - secondo quanto è emerso oggi in aula - l'odierno imputato si era presentato presso la filiale lecchese, cercando di incassare uno degli assegni dell'olginatese, del valore di 4mila euro. Al diniego da parte dei dipendenti della banca, insospettiti da quella richiesta, si era poi dileguato.
Subito avvisata dalla filiale, la vittima si era così recata presso la stazione dei carabinieri del proprio comune di residenza, riferendo quanto gli era capitato. A quel punto - come ha ricordato stamani il vice comandante maresciallo Davide Arrigoni - i militari si erano portati presso la filiale Intesa di Lecco, acquisendo tutti gli elementi utili all'indagine.
Dalla Procura - quest'oggi rappresentata in aula dal vpo Mattia Mascaro - era stato dunque aperto un fascicolo per ricettazione a carico di A.M., assente stamani in udienza, quando al cospetto del giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta è stata escussa anche una dipendente della banca. Si torna in aula il prossimo 4 luglio per la deposizione dell'ultimo teste in lista; poi si potrà passare alla discussione e alla sentenza finale nei confronti del 42enne, accusato appunto di avere nelle sue disponibilità un assegno rivelatosi provento di furto.
G.C.