Calolzio: furto su auto con prelievi poi con il bancomat per 3.000 euro, due nomadi a processo

Il Tribunale di Lecco
Dopo quell'esperienza non ha rifatto il Bancomat. Troppo scottante la delusione. “Sono stata male” ha detto al giudice, non nascondendo però quel dettaglio che fa la differenza: un bigliettino con il PIN della carta tenuto nel portafogli, una “chiave” che ha spianato la strada ai ladri, riusciti in poche ore a sfiorare il massimale, spendendo poco meno di 3.000 euro.
Con modo di fare schietto e alla mano, una donna di Calolzio ha (quasi) monopolizzato la seduta odierna del processo intento nei confronti di Manolo Hudorovic e Dayana Spada, entrambi non nuovi alle Aule del Palazzo di Giustizia di Lecco, lui tradotto in corso Promessi Sposi dalla Penitenziaria essendo detenuto per altra causa.
La persona offesa, al cospetto del giudice monocratico Paolo Salvatore, rispondendo alle domande poste dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli, ha ricostruito quanto accaduto il 2 luglio 2019. Quel pomeriggio qualcuno si sarebbe introdotto nella sua proprietà, a due passi dal Santuario di Santa Maria del Lavello, rubandole la borsa lasciata incustodita nel sedile dell'auto. Nel portafogli c'erano 175 euro in contanti e, appunto, il citato Bancomat con tanto di PIN, avendolo da poco ricevuto dalla Banca. “Conosco l'elenco a memoria, talmente sono stata male” ha risposto la calolziese al Vpo che le chiedeva di confermare la lista dei prelievi e delle ulteriori “strisciate” effettuate dai ladri a stretto giro rispetto al momento del furto della carta, poi bloccata presso l'Istituto di Credito, senza riavere però i quali 3.000 euro “volatilizzatisi” tra accessi a sportelli della zona e spese in attività commerciali.
Se la donna, vedendo in Aula Spada e Hudorovic, ha avuto la sensazione di averli visti “di passaggio” davanti alla sua abitazione in pomeriggio del furto, a spiegare come si sia arrivati all'imputata è stato un carabiniere al tempo dei fatti in servizio presso la Stazione di Pieve del Cairo, in provincia di Pavia. E' stato infatti lui a riconoscere Dayana Spada nelle foto ricevute dai colleghi di Calolzio e estrapolate dai circuito di videosorveglianza di un negozio di elettrodomestici alla cui cassa era stato usato il Bancomat rubato per pagare della merce. Il perché quei fotogrammi sono finiti proprio nel pavese, è stato argomentato dallo stesso militare: la caserma si trova a ridosso del campo nomadi dove viveva la “sospettata”, diventata tale dopo aver “isolato” la targa di un camper risultato intestato alla stessa. “Io la conoscevo già, anche perché il paese ha mille abitanti” ha detto il testimone, non avendo dubbi nell'associare la donna immortalata nelle immagini prodotto della Procura all'imputata.
Il prossimo 21giugno sarà sentito un Carabiniere della Stazione di Calolzio per chiarire gli ultimi tasselli mancanti rispetto a come si sia risaliti a Hudorovic e Spada, prima della discussione finale.
A.M.
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