Presunta evasione Iva: società lecchese grossista di salumi indagata dalla Guardia di Finanza
Un'importante società con sede legale in provincia di Lecco, grossista di salumi, è al centro di una indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano.
In sostanza - secondo l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura - attraverso alcune cooperative veniva fornita manodopera a basso costo, in regime di concorrenza sleale e in evasione d’imposta, ai committenti.
L’effetto generato era quello di ridurre illegalmente i costi di “struttura” (fiscali e del lavoro) cui conseguiva la massimizzazione dei profitti e vantaggi di competitività sul mercato. Inoltre, gli accertamenti di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere come le società non abbiano adeguato il proprio modello organizzativo alla nuova disciplina prevista in tema di responsabilità amministrativa degli enti (D.lgs. 231/2001), la quale ricomprende, tra i reati presupposto, anche la dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Alla luce delle evidenze investigative raccolte, il GIP del Tribunale di Milano Tommaso Perna, ha emesso il provvedimento cautelare, finalizzato alla confisca, nella forma diretta e per equivalente, di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili per circa 16 milioni di euro, a carico delle persone fisiche e giuridiche che avrebbero beneficiato dell’ipotizzato meccanismo fraudolento posto in essere.
L’indagine condotta dal pm Paolo Storari e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli si incardina nelle attività di polizia economico-finanziaria del Corpo, di contrasto all’economia sommersa ed a tutela degli equilibri economici e finanziari del Paese, in un periodo storico segnato dalla pandemia, in cui gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato provocati dall’evasione e dalle frodi fiscali sono accentuati.
Dalla Procura segnalano - in una nota stampa diffusa in queste ore - che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari.
Le Fiamme Gialle di Lecco in particolare, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Milano per un controvalore di 13,6 milioni di euro, nei confronti di due società, tra cui una importante impresa fondata nel lecchese - dove vanta alcuni stabilimenti - ma con sede amministrativa in provincia di Milano.
Dopo una preliminare attività di analisi, svolta mediante i sistemi d’indagine informatici del Corpo che consentono di incrociare le banche dati e di individuare elementi di anomalia, i finanzieri lecchesi hanno avviato le investigazioni nel corso delle quali sono stati raccolti elementi probatori che hanno fanno emergere, a carico delle società esaminate, un esempio di evasione dell’imposta sul valore aggiunto mediante l’emissione e annotazione di fatture false (art. 2 e 8 D.Lgs. 74/2000), con conseguenti benefici fiscali sia per la committente principale, sia per le società cooperative che si alternavano nel tempo, creando il cosiddetto fenomeno della transumanza dei lavoratori. In sostanza - secondo l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura - attraverso alcune cooperative veniva fornita manodopera a basso costo, in regime di concorrenza sleale e in evasione d’imposta, ai committenti.
L’effetto generato era quello di ridurre illegalmente i costi di “struttura” (fiscali e del lavoro) cui conseguiva la massimizzazione dei profitti e vantaggi di competitività sul mercato. Inoltre, gli accertamenti di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere come le società non abbiano adeguato il proprio modello organizzativo alla nuova disciplina prevista in tema di responsabilità amministrativa degli enti (D.lgs. 231/2001), la quale ricomprende, tra i reati presupposto, anche la dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Alla luce delle evidenze investigative raccolte, il GIP del Tribunale di Milano Tommaso Perna, ha emesso il provvedimento cautelare, finalizzato alla confisca, nella forma diretta e per equivalente, di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili per circa 16 milioni di euro, a carico delle persone fisiche e giuridiche che avrebbero beneficiato dell’ipotizzato meccanismo fraudolento posto in essere.
L’indagine condotta dal pm Paolo Storari e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli si incardina nelle attività di polizia economico-finanziaria del Corpo, di contrasto all’economia sommersa ed a tutela degli equilibri economici e finanziari del Paese, in un periodo storico segnato dalla pandemia, in cui gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato provocati dall’evasione e dalle frodi fiscali sono accentuati.
Dalla Procura segnalano - in una nota stampa diffusa in queste ore - che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari.