In viaggio a tempo indeterminato/226: l'identità di Istanbul
Quando ci si presenta si comincia dal nome.
Ecco, io sono una di quelle persone che dopo pochi secondi si dimenticano del nome appena sentito.
Sarà per questo che, nonostante sia passato qualche giorno da quando siamo qui, io ancora non ho capito come si pronunci il nome di questa città.
Istanbul con l'accento sulla "I" o Istànbul con l'accento sulla "A"?
Abbiamo anche provato a chiederlo a un po' di abitanti del posto tra pescatori, pasticcieri e parrucchieri.
Nessuno sembra poter risolvere il mistero dell'accento.
Sarà perché questa città ha già cambiato nome quattro volte nel corso della storia.
Quando venne fondata da dei coloni greci nel 667 a.C. venne chiamata Bisanzio, in onore del re Byzas.
Con l'impero Romano prese il nome di Costantinopoli in onore dell'imperatore Costantino I.
Nello stesso periodo la chiamarono anche "Nuova Roma" perché costruita sul modello dell'antica Roma.
Era la capitale dell'impero Romano d'Oriente, costruita su 7 colli in un punto strategico per i commerci.
È solo a partire dal 1930 che si iniziò a parlare di Istanbul.
Il nome deriverebbe dal greco e significherebbe "nella città". È così che i greci si riferivano a quella che era "la città delle città".
E all'inizio il cambio nome non ebbe un gran successo tra le persone che continuavano ad utilizzare Costantinopoli.
Furono le poste a dare la spinta verso il cambio del nome quando decisero di non recapitare più nessuna corrispondenza che riportasse il vecchio nome della città.
Quando ti cambiano nome così tante volte è difficile che tu abbia un'identità definita.
Questo però non è successo a Istanbul.
Nelle sue vie, che si arrampicano ripide, e in quei ponti che attraversano il mare, è riuscita a mantenere tutte le anime del suo passato.
Istanbul non è una città come le altre e mi è bastato vederne il profilo al tramonto per capirlo.
A colpire, prima di tutto, sono i minareti delle 3100 moschee della città.
Si riflettono nelle acque di questo tratto di mare che divide, o sarebbe meglio dire unisce, l'Europa e l'Asia.
Sì perché Istanbul è il legame tra due mondi lontani: l'Oriente e l'Occidente si incontrano qui.
Con le rovine di un acquedotto romano accanto al bazar.
Con quella che da fuori sembra una chiesa e dentro è una magnifica moschea.
Ascolto il richiamo alla preghiera che riempie l'aria.
Sembra che il canto fermi per un attimo il frastuono di una città di 16 milioni di abitanti.
Sono le 19:30, il sole tramontando ha infuocato il cielo e io mi ritrovo catapultata in un mondo da fiaba.
Non so perché ma da un momento all'altro mi aspetto di veder sbucare Aldino a bordo del suo tappeto volante.
Finisce il canto e la città si illumina.
I locali si riempiono.
Sento le risate dei bambini che non riescono ad afferrare il gelato appiccicoso.
I gabbiani che imperterriti volano nel cielo.
Quante cose ci possono essere da raccontare su una città che ha vissuto moltissime gloriose vite? Un'infinità.
Ci vorrebbero anni per conoscerle tutte.
Ma a raccontarla voglio partire da questo.
Dalla sua immagine al tramonto in una giornata qualunque.
Che poi è così che l'ho incontrata io per la prima volta.
E anche se sbaglierò sempre a pronunciarne il nome, so già che il suo ricordo di quella sera rimarrà chiaro e indelebile nella mia mente.
Ecco, io sono una di quelle persone che dopo pochi secondi si dimenticano del nome appena sentito.
Sarà per questo che, nonostante sia passato qualche giorno da quando siamo qui, io ancora non ho capito come si pronunci il nome di questa città.
Istanbul con l'accento sulla "I" o Istànbul con l'accento sulla "A"?
Abbiamo anche provato a chiederlo a un po' di abitanti del posto tra pescatori, pasticcieri e parrucchieri.
Nessuno sembra poter risolvere il mistero dell'accento.
VIDEO
Sarà perché questa città ha già cambiato nome quattro volte nel corso della storia.
Quando venne fondata da dei coloni greci nel 667 a.C. venne chiamata Bisanzio, in onore del re Byzas.
Con l'impero Romano prese il nome di Costantinopoli in onore dell'imperatore Costantino I.
Nello stesso periodo la chiamarono anche "Nuova Roma" perché costruita sul modello dell'antica Roma.
Era la capitale dell'impero Romano d'Oriente, costruita su 7 colli in un punto strategico per i commerci.
È solo a partire dal 1930 che si iniziò a parlare di Istanbul.
Il nome deriverebbe dal greco e significherebbe "nella città". È così che i greci si riferivano a quella che era "la città delle città".
E all'inizio il cambio nome non ebbe un gran successo tra le persone che continuavano ad utilizzare Costantinopoli.
Furono le poste a dare la spinta verso il cambio del nome quando decisero di non recapitare più nessuna corrispondenza che riportasse il vecchio nome della città.
Quando ti cambiano nome così tante volte è difficile che tu abbia un'identità definita.
Questo però non è successo a Istanbul.
Nelle sue vie, che si arrampicano ripide, e in quei ponti che attraversano il mare, è riuscita a mantenere tutte le anime del suo passato.
Istanbul non è una città come le altre e mi è bastato vederne il profilo al tramonto per capirlo.
A colpire, prima di tutto, sono i minareti delle 3100 moschee della città.
Si riflettono nelle acque di questo tratto di mare che divide, o sarebbe meglio dire unisce, l'Europa e l'Asia.
Sì perché Istanbul è il legame tra due mondi lontani: l'Oriente e l'Occidente si incontrano qui.
Con le rovine di un acquedotto romano accanto al bazar.
Con quella che da fuori sembra una chiesa e dentro è una magnifica moschea.
Ascolto il richiamo alla preghiera che riempie l'aria.
Sembra che il canto fermi per un attimo il frastuono di una città di 16 milioni di abitanti.
Sono le 19:30, il sole tramontando ha infuocato il cielo e io mi ritrovo catapultata in un mondo da fiaba.
Non so perché ma da un momento all'altro mi aspetto di veder sbucare Aldino a bordo del suo tappeto volante.
Finisce il canto e la città si illumina.
I locali si riempiono.
Sento le risate dei bambini che non riescono ad afferrare il gelato appiccicoso.
I gabbiani che imperterriti volano nel cielo.
Quante cose ci possono essere da raccontare su una città che ha vissuto moltissime gloriose vite? Un'infinità.
Ci vorrebbero anni per conoscerle tutte.
Ma a raccontarla voglio partire da questo.
Dalla sua immagine al tramonto in una giornata qualunque.
Che poi è così che l'ho incontrata io per la prima volta.
E anche se sbaglierò sempre a pronunciarne il nome, so già che il suo ricordo di quella sera rimarrà chiaro e indelebile nella mia mente.
Angela e Paolo