Cambia Calolzio: i nostri dubbi sul teleriscaldamento, coinvolgiamo i cittadini con un referendum
Daniele Vanoli
Inizia così l'ordine del giorno protocollato dal consigliere di Cambia Calolzio Daniele Vanoli. Come era già stato anticipato, il gruppo d'opposizione vorrebbe coinvolgere la cittadinanza nella decisione sul dare seguito o meno alla proposta di Project Financing elaborata da Varese Risorse, facendo esprimere dunque i calolziesi sull'opportunità o meno di mettere a gara la realizzare in città un sistema di teleriscaldamento alimentato – prevalentemente e dunque per una percentuale a regime superiore al 50% - da cascame termico ovvero da quell'energia già prodotta dalla centrale di SIME al Pascolo per la Cartiera dell'Adda che, in questo momento, va dispersa nell'ambiente.
“Consci del fatto che non possiamo prendere una decisione di così lungo respiro senza interloquire con i cittadini e le cittadine, come Cambia Calolzio condividiamo i principali punti che vorremmo interessassero un serio dibattito pubblico al di fuori dell’aula consiliare” si legge nel testo depositato da Vanoli.
Di seguito tutte le “osservazioni” su cui la minoranza vorrebbe stimolare il confronto.
1. In questo momento storico in cui si fa sempre più tangibile la necessità di una reale revisione dell'approvvigionamento energetico di tutto il sistema produttivo e civile, temiamo che una concessione della durata di 35 anni risulti poco vantaggiosa proprio per il fatto che, una volta terminata, il concessionario consegnerà al concedente, qualora non ci fosse un adeguato revamping, un impianto obsoleto.
2. Non riteniamo che reti di cosiddetta 3° generazione (temperatura di esercizio 80/90°) siano in questo momento le migliori soluzioni per lo sviluppo di un'economia circolare dedita alla decarbonizzazione. Operare su temperature “neutre” ossia dai 15° ai 30°, proprio come si evince dagli studi relativi alle reti di teleriscaldamento di 5° generazione, ridurrebbe le perdite e consentirebbe la raccolta di calore residuo a bassa temperatura.
3. Sull'efficientamento energetico degli edifici pubblici, crediamo si possa e si debba fare di più, anche senza aspettare i progetti di finanza del privato di turno, investendo su sistemi che possano abbattere l'impronta ecologica degli edifici stessi.
4. Dei n.740 appartamenti censiti nella proposta di project financing non ci è chiaro quante siano potenzialmente le caldaie che si andrebbero a sostituire, a pieno regime, grazie al TLR. In questo caso, tuttavia, preferiremmo che l'intervento pubblico andasse nella direzione del supporto alla sostituzione degli impianti energivori dei privati, promuovendo una politica di prossimità volta all'avvicinare nuovamente i cittadini alla “cosa pubblica” interpretando al meglio anche il concetto delle comunità energetiche recentemente sbarcato anche sui nostri banchi.
5. Legarsi, in un orizzonte di vision, al gas non garantirebbe adeguatamente i cittadini e le cittadine che percepiranno nel TLR un'opportunità (magari grazie all'articolo specifico della convenzione che impegna il Comune nelle campagne di promozione che seguiranno il collaudo dell'opera pubblica - ART. 5 comma 1). In primo luogo perché, nel complesso scenario bellico che si staglia poco lontano dal cuore della vecchia Europa, stiamo assistendo anche ad una “guerra per il gas” che fa seguito alle pesanti bollette recapitateci nei mesi scorsi dagli operatori di turno. In secondo luogo perché nella convenzione è stata inserita una postilla (ART. 8 comma 1) atta a garantire una libera scelta di vettore energetico legittima da parte del Comune, non considerando in egual modo i privati cittadini residenti nei condomini censiti.
6. Se è pur vero ≪(...)che a regime il sistema funzionerebbe ancora con il 60% di gas ma questo significa che se ne potrebbe risparmiare il 40%≫, è nel pubblico interesse dei cittadini e delle cittadine predisporre progettazioni a lungo termine che prevedono ancora una dipendenza dalle fonti fossili?
7. Sempre guardando allo schema di convenzione, l'ART. 14.2 prevede penali per disservizi ad impianti siti in edifici definiti dal committente e/o di interesse pubblico. Pur difendendo il passaggio sopra descritto, si sottolinea il fatto che tutti i privati cittadini che subiranno eventuali disservizi non godranno di quote fisse di penali corrisposte.