Lecco perduta/317: quando c'era il cinema Lariano in via Caprera

Un “mantello” di silenzio e di abbandono circonda, da quarant’anni, il cinema Lariano di via Caprera. Era particolarmente caro nei ricordi dell’avvocato Arnaldo Ruggiero, che nel suo trittico di volumi “Lecco: Piccolo Mondo Antico” lo aveva più volte menzionato in quanto oratore della cerimonia ufficiale di inaugurazione del locale nel 1928, quando aveva ancora in proiezione pellicole senza sonoro. Ruggiero ha scritto che il suo intervento per l'occasione era stato indirizzato a dare una risposta a una domanda corrente nell’opinione pubblica: “Il cinema è nuova musa?”.


Il cinema Lariano nell'ultimo periodo di apertura a fine Novecento

Nel volumetto del giornalista Gian Piero Gerosa “C’è città e città” del 1949, editrice Stefanoni, si scrive: “Il primo film sonoro che venne proiettato sullo schermo del Lariano fu “La canzone dell’amore”: la storica data il 21 febbraio 1931”. Sempre Gerosa aggiungeva: “Quanti film da che il nostro cinematografo è nato si sono avvicendati sul suo schermo? Ci vorrebbe un ragioniere per i conti. E ci vorrebbe un ragioniere anche per scrutare quali furono i film di più clamoroso successo e di più vasta risonanza, poiché ciò è, più che altro, provato dall’incasso”. Il giornalista menziona a tale proposito, tra le pellicole “che fecero più furore” Ben Hur, il Segno della croce, Angeli senza paradiso, Bernadette, Sangue e Arena”. Sempre nel capitolo dedicato al Lariano, Gerosa aggiunge: “Come noi d’estate andiamo ai monti e al mare, così il Lariano, per cambiare aria, cambia residenza e si installa in un vicino cortile, tra le piante: è uno dei nostri due cinema che si può permettere un tale lusso, forse perché d’inverno ha accumulato un sacco di quattrini”.


Manifesto di una programmazione negli anni migliori

GiGiP, la sigla con la quale Gerosa firmava tanti suoi articoli, nel capitolo incentrato sul Marconi (allora in via Ongania, dove oggi c’è la sala dedicata alla memoria di don Ticozzi) scriveva: “D’estate, questo cinema esce la sera a prendere una boccata d’aria fresca, ma non s’allontana molto, si accontenta di un cortile vicino che chiamano “arena”, forse scambiando la ghiaietta che c’è sul suo fondo per sabbia".
Il Lariano, unico tra i locali lecchesi cinematografici, aveva anche un palco e ha visto comizi elettorali, manifestazioni e anniversari di vario tipo, nonchè spettacoli di rivista in cui non mancavano le ballerine di prima fila, con gonne al vento quando non erano ancora state inventate le mini. Qualche “bacchettone” aveva lamentato che in un cinema vicino a un santuario mariano, nelle serate di maggio dedicate alla devozione della Madonna, vi fossero spettacoli non proprio consoni allo spirito del mese del Rosario e dei fiori di purezza.


Il terreno dove si svolgevano le proiezioni serali estive

Il periodo conclusivo del Lariano è poi stato caratterizzato dalla proiezione di film indicati come “ultima spiaggia”, e il solo transito in via Caprera, per ragioni di abitazione e di uffici, è stato più volte male interpretato: è stata quest’ultima una “aureola” che l’ha accompagnato al termine dalla programmazione entrando nel silenzio e nelle dimenticanza della storia. Vero è che si è più volte accennato, discusso un suo recupero con sala multimediale, ma tutto si è spento in un cammino di breve aurora. Peccato, perché la sala interna, come l’atrio, conservano, per quanto il tempo trascorso non avrà oscurato e degradato, ricami e contorni suggestivi di capitelli e di balconate vecchia maniera. Per ora, comunque, il Lariano è negli angoli della città di Lecco dove è sceso implacabile il silenzio di una storia trascorsa.
A.B.
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