Teatro della società: dopo l'amianto, trovate decorazioni dell'800 nascoste. Riapertura nel 2023?

Immagine scattata in Teatro
Una quantità di imprevisti mai capitati in 30 anni di carriera. Sono state le parole utilizzate mercoledì sera in commissione dall’ingegner Nicola Berluchi, progettista dei lavori di ristrutturazione al Teatro della società, per descrivere il burrascoso iter di quest’opera, che si è complicato ulteriormente.

Chiuso ormai cinque anni fa, nella primavera del 2017, l’edificio in piazza Garibaldi avrebbe dovuto essere messo in sicurezza dal punto di vista sismico e strutturale, come previsto dalle autorità competenti, ma una volta avviata la procedura si è aperto il vaso di Pandora: “È un lavoro che ha avuto numerose sorprese in corso d’opera legate alla presenza dell’amianto usato da tutte le parti: sul soffittone, nell’arco di boccascena e perfino nei canali di aerazione dei palchetto - ha spiegato ai consiglieri della commissione prima Berluchi - I tempi si sono allungati perché quando si entra in questo campo si è in balia della ATS, giustamente: i materiali sono estremamente pericolosi, i tempi si dilatano e i costi lievitano. Ad esempio la bonifica del boccascena è un lavoro di una settimana che però ha portato via tre mesi per la varie procedure richieste”.

Accanto all'eliminazione dell’amianto, in questi anni sono stati completati i lavori di consolidamento della struttura: potenziate le capriate che avevano enormi problemi dal momento che per il peso si erano rotte; i pilastri in mattone sono stati “cerchiati” perché in caso di una scossa, anche leggera, sarebbero potuti crollare; l’arco gotico è stato ripulito dall’intonaco di amianto e verrà chiuso con una parete antincendio.
Il soffitto è stato il lavoro più complesso: dopo che è stato interamente bonificato dall’amianto, sarà necessario ricreare una base di intonaco per applicare l’apparato iconografico del Sora “strappato” in precedenza. Sarà per questo usata una rete metallica molto flessibile che aderirà alla struttura lignea sulla quale verrà rimesso il dipinto.
Come ha sottolineato l’assessore ai Lavori pubblici Maria Sacchi, l’amministrazione ha scelto di sfruttare questo periodo di chiusura forzata del teatro per eseguire altre opere inizialmente non previste: “Innanzitutto abbiamo fatto la scelta di rimuovere completamente l’amianto e non di incapsularlo come era stato inizialmente immaginato, poi abbiamo deciso di rifare l’impianto di condizionamento, con l’utilizzo di una pompa di calore e l’installazione della climatizzazione sotto poltrona per dare confort a tutto il teatro evitando i getti di aria. Poi abbiamo realizzato la rampa dietro al palcoscenico per poter trasportare i materiali di scena direttamente”.

Ma quello di cui si intravede la fine è solo il primo lotto dei lavori, ci sarà poi un secondo nel quale saranno sistemate le finiture, la pavimentazione, i nuovi silenziatori e le facciate. In futuro bisognerà rifare anche i camerini e i servizi igienici. Ma anche in questo caso c’è un imprevisto, seppur meno grave dell’amianto, da fronteggiare: è stato infatti rinvenuto un apparato decorativo ottocentesco di buona qualità e in ottimo stato di conservazione sulle porte dei palchi, sui parapetti del palco e sul foyer di ingresso e la Soprintendenza delle belle arti ne ha prescritto il restauro.
“È un dovere fare tutto quello che è necessario per dare maggior valore a questo che è un grandissimo patrimonio della città - ha assicurato Sacchi - al momento non possiamo dare indicazioni di tempi o costi, ma a brevissimo si avvierà la procedura per la redazione del progetto definitivo del secondo lotto e ne sapremo di più. Quel che è certo è che quando il teatro verrà riaperto sarà sicuro e moderno e per gli anni successivi non chiuderà più”.

“Non è stato un dispetto chiudere il teatro ma una necessità inderogabile - ha commentato Corrado Valsecchi, assessore ai tempi del calo di sipario - Nessuno si deve ammalare di mesotelioma per andare a vedere una rappresentazione teatrale, se si trovano delle complicazioni non c’è niente di male, i ritardi vanno messi in conto quando si mette mano a queste situazioni. Gli altri teatri della città hanno ospitato le rassegne e se continuiamo così per altri sei mesi o un anno non succede niente”.
Anche il consigliere Giacomo Zamperini ha concordato che “in questi anni una discreta alternativa è stata trovata ma resta opportuno riaprire il teatro nel minor tempo possibile”.
“Non si può morire aspettando - ha aggiunto Emilio Minuzzo - è evidente che ritardi e rischi imprevisti vanno messi in conto, ma dobbiamo dare delle indicazioni di massima per la riapertura”.
“Non ho mai fatto annunci perché non mi piace sparare date - ha replicato l’assessore - quello che possiamo dire è che il nostro obiettivo, la nostra volontà è di riaprire in tempo per la stagione 2023, ma sarà possibile saperlo solo dopo che avremo il progetto esecutivo sui lavori che mancano”.
M.V.
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