Lecchese: fatture false per sconti sull'affitto, il caso in Aula. In 8 scelgono riti alternativi

 

Hanno optato tutti per il rito abbreviato o per il patteggiamento. Arriverà così al “pettine” giudiziario il prossimo 21 settembre l'inchiesta della Guardia di Finanza che, nell'autunno del 2020, ha acceso un faro su un presunto giro di fatture per prestazioni inesistenti, emesse – ritengono gli inquirenti, con il castello accusatorio ovviamente ora al vaglio del Tribunale – da un lato per ottenere sconti sui canoni di locazione e dall'altro per ottenere benefici in termini di versamenti all'Erario. “Do ut des” l'etichetta data all'operazione di servizio sfociata in una serie di denunce. Otto, a distanza di due anni, i soggetti in attesa di giudizio, i cui legali sono quest'oggi comparsi al cospetto del giudice per le udienze preliminari Nora Lisa Passoni chiedendo appunto l'ammissione al rito alternativo. Si tratta degli imprenditori Aurelio Bolis (classe 1935), Franco Bolis (1965) e Pietro Bolis (classe 1970), assistiti dall'avvocato Savero Megna nonché di Davide Di Leo (classe 1990), Eugenio Di Leo (classe 1960), Pietro Sirianni (1959), Mario Sirianni (1953) e Marzio Lanzaro (classe 1944). “Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” la contestazione mossa ai primi. “Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, l'accusa formulata in capo agli altri. Quest'ultimi, inquilini di abitazioni riconducibili alle attività immobiliari dei Bolis, secondo quanto a suo tempo comunicato dalla Guardia di Finanza, non essendo in grado di corrispondere gli affitti pattuiti, si sarebbero prestati ad emettere, in qualità di tenutari di partita iva, false fatture, consentendo così a alcune società della stessa "galassia", di aumentare artificiosamente i costi di esercizio, riuscendo poi in sede di dichiarazione fiscale annuale, ad abbattere i debiti con l'Erario.
Cinque gli anni vagliati dalle Fiamme Gialle, per fatture per complessivi 1.5 milioni di euro circa e una supposta evasione di Iva quantificata in prima battuta dagli inquirenti in circa 100 mila euro.
Si torna in Aula in autunno, per la definizione di tutte le posizioni, all'esito di un processo di fatto celebrato sugli atti.

 

A.M.
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