Olginate: a processo per l'incendio dell'auto di una 'amica' conosciuta online, è assolto

 

L'auto della persona offesa in una foto diffusa dai vvf dopo l'incendio
Si erano conosciuti online. Ad un primo incontro, a distanza di mesi, ne è seguito un secondo, l'8 dicembre 2020 a casa di lei, a Vercurago. Un'Immacolata che ha trascinato poi lui a processo. Furto (aggravato dall'abuso di ospitalità) e incendio i reati ascritti al ragazzo, Michele A., residente a Olginate. Quella stessa notte la vettura della giovane è andata infatti a fuoco, in un parcheggio di via Spluga. Un rogo che ha intaccato, danneggiandoli, anche altri tre veicoli. Chiamata nottetempo e messa a conoscenza dell'accaduto, la donna si sarebbe così accorta della sparizione delle chiavi del mezzo. Da qui dunque i sospetti su quel “Michele di Olginate” che aveva fatto salire in casa poche ore prima. Scattate le indagini, a rintracciare l'uomo sono stati i Carabinieri, mettendo in relazione l'accaduto con un altro avvenimento e dunque alle parole “di vanto” pronunciate in un bar del paese da un giovanotto che dinnanzi all'esercente aveva asserito di aver bruciato una macchina nella cornice di un meglio specificato alterco.
Il fascicolo è approdato nei giorni scorsi in Aula. Dopo aver ordinato in prima battute nuove indagini, il GUP del Tribunale di Lecco ha poi disposto un riconoscimento tra l'indagato e la persona offesa, riconoscimento che ha dato poi esito negativo: la vercuraghese non ha infatti ricollegato l'uomo mandato a processo con il soggetto incontrato l'8 dicembre. Su queste basi, chiesto e ottenuto dal difensore dell'imputato, l'avvocato Alessandra Maggi in sostituzione del collega Stefano Pelizzari, il giudizio con rito abbreviato. La stessa pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione per Michele A.. Ha sottolineato altresì l'assenza di elementi per una condanna anche il legale dell'olginatese mettendo in dubbio anche che l'incendio fosse effettivamente doloso, non essendo emerso nulla a riguardo dopo l'intervento dei vigili del fuoco. E assoluzione, in mancanza di prove, è stata.

 

A.M.
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