Fatture per operazioni inesistenti: chiesti 3 anni e mezzo per un imprenditore

Tre anni e sei mesi di reclusione, più la confisca della somma ritenuta evasa. E' quanto chiesto dal Vpo Mattia Mascaro nei confronti di un imprenditore lecchese residente in provincia di Sondrio, operante con la sua azienda nell’ambito di compravendita di bevande, accusato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Secondo la tesi della Procura di Lecco l’uomo avrebbe indicato nella dichiarazione Iva per l’anno 2013 elementi passivi fittizi per un illegittimo risparmio di imposta pari a circa di 95mila e per la stessa annata ma sulla dichiarazione relativa all’imposta sui redditi elementi passivi fittizi lucrando un illegittimo risparmio di circa 87mila euro di Ires; nella dichiarazione Iva avrebbe lucrato un illegittimo risparmio di imposta pari a 230mila euro per l’anno 2014, 37mila euro per l’anno 2015 e 53mila euro per l’anno 2016.
Secondo la tesi del Vpo Mascaro, l’istruttoria dibattimentale svoltasi al cospetto del giudice Giulia Barazzetta avrebbe evidenziato la penale responsabilità dell’imputato. Una tesi non sposata dall’avvocato difensore Alessandro Mezzanotte del foro di Milano, che nel corso della sua requisitoria ha fatto presente al giudice come gli inquirenti siano arrivati ad accusare il suo assistito basandosi sulle dichiarazioni dei redditi delle società con cui lui svolgeva i suoi affari, mentre sulla sua posizione nessuno abbia indagato. Secondo la tesi del legale infatti, l’imprenditore non poteva sapere cosa stessero facendo le società con cui aveva a che fare, lui si sarebbe limitato a svolgere esclusivamente il suo lavoro. Per questi motivi l’avvocato Mezzanotte ha chiesto l’assoluzione del suo assistito perchè il fatto non sussiste e in subordine il minimo della pena e tutti i benefici di legge concedibili nonché la non menzione.
Il giudice ha disposto un rinvio per repliche al prossimo 23 maggio, quando verrà letta anche la sentenza.