Ex primario a processo per calunnia: chiesta la condanna a un anno e 6 mesi


È attesa per il prossimo 2 maggio la sentenza del giudice Giulia Barazzetta, chiamata a pronunciarsi nei confronti del dottor Renato Galanti, classe 1955, ex direttore della riabilitazione dell’Ospedale Umberto I di Bellano - tacciato di calunnia nei confronti di un collega - e dei suoi due figli, Tommaso e Niccolò Galanti, accusati invece di falsa testimonianza. Terminata quest’oggi la fase istruttoria con l’esame degli imputati, le parti hanno poi provveduto a formulare le proprie conclusioni, con la pubblica accusa - rappresentata dal Vpo Mattia Mascaro - che ha chiesto la condanna dei tre ad una pena di un anno e sei mesi.
Il fascicolo in esame muove da due vicende giudiziarie precedenti, entrambe chiuse con un'assoluzione, nate dopo il “concorso” concorso indetto nel 2012 per la copertura di sei posti vacanti di guardia medica presso l’ospedale di Bellano. Nel primo processo infatti al banco degli imputati c’era il dottor Galanti, accusato insieme ad altri quattro colleghi di abuso d’ufficio, dopo la denuncia dell'attuale parte civile ovvero il dottor Piercarlo Minoretti.
Chiusosi questo capitolo, al banco degli imputati era finito proprio Minoretti, trascinato dal collega al cospetto del giudice Mariachiara Arrighi per presunte molestie: secondo la versione del dottor Galanti infatti, il collega lo avrebbe vessato di messaggi sms, whatsapp ed email chiedendogli il pagamento, a titolo di risarcimento, di una cifra pari a 400mila euro per la mancata attribuzione del posto di guardia medica. Anche in questo caso però era stata pronunciata una sentenza di assoluzione, con il Got Arrighi che aveva sorpreso tutti, già con la pubblica accusa che aveva formulato le proprie conclusioni finali, nominando un consulente tecnico rilevato un “difetto d’istruttoria”. Disposta quindi la perizia sui telefoni, il giudice aveva assolto l’imputato data l’impossibilità per il consulente di verificare se tra i due fossero davvero intercorsi degli scambi telefonici e aveva rinviato gli atti alla Procura lecchese per valutare l’ipotesi di reato di calunnia e falsa testimonianza.
E così ora è incardinato il processo numero tre, che vede al banco degli imputati il dottor Galanti, accusato di calunnia, e i suoi due figli Nicolò e Tommaso, accusati di falsa testimonianza per aver preso le parti del padre nel processo numero due, difesi dagli avvocati Vito Zotti e Massimiliano Mariani; presente come parte civile anche il dottor Minoretti, rappresentato dall'avvocato Elena Ammannato.
Nell’udienza di oggi hanno reso esame tutti e tre gli imputati: dapprima si è accomodato al banco dei testimoni il dottor Galanti che, rispondendo alle domande dei suoi difensori Guido Corti e Richard Martini, ha ripercorso la sua carriera, arrivando a descrivere quanto accadutogli dopo l’indizione dell’avviso di pubblica selezione: “io non ho fatto davvero parte della commissione di selezione” ha detto il medico. “Ma ho preso parte facendo ai candidati unicamente domande generiche. Il 31 dicembre del 2012 mi è arrivata la prima richiesta di contatto da parte del dottor Minoretti e da quella telefonata, per toni e contenuti dei discorsi, sono rimasto turbato per tutta la notte. Da li poi sono iniziati i messaggi e le mail, fino a quando nell’agosto del 2014 per lo stress lavorativo e per queste continue richieste di Minoretti ho avuto una crisi ipertensiva, necessitando un accesso in pronto soccorso”. Quel giorno in ospedale erano accorsi anche i due figli Tommaso e Niccolò che, come raccontato da loro stessi nel corso del loro esame, hanno appreso i contenuti dei messaggi che pervenivano all’utenza del padre: “il telefono di papà vibrava in continuazione anche quel giorno mentre era in pronto soccorso”, hanno dichiarato i figli, “c’era questo dottor Minoretti che gli chiedeva 400mila euro di danni per un concorso”. I ragazzi, che all’epoca dei fatti vivevano in casa con il padre, hanno anche dichiarato che sentivano in quel periodo il telefono del padre vibrare anche durante la notte.
Terminata quindi la fase istruttoria, la parola è passata al Vpo Mascaro che ha chiesto la condanna degli imputati a una pena di un anno e 6 mesi ciascuno; una richiesta a cui si è associata anche l’avvocato Elena Ammannato, costituitasi parte civile per il dottor Piercarlo Minoretti. Di tutt’altro avviso si sono espressi i difensori degli imputati: in primis per la posizione del dottor Galanti gli avvocati Corti e Martini si sono battuti ritenendo che il proprio assistito debba essere mandato assolto perché il fatto non sussiste in quanto nel corso del dibattimento sono stati effettivamente prodotti i messaggi che sarebbero intercorsi tra le utenze telefoniche tra i due medici, estrapolati dai consulenti tecnici grazie ad una tecnologia migliore rispetto a quando il tecnico del Got Arrighi aveva messo mano ai cellulari. Anche gli avvocati Mariani e Zotti hanno avanzato al giudice una richiesta di assoluzione per Tommaso e Niccolò Galanti, con il primo che ha chiesto inoltre la restituzione degli atti alla Procura per falsa testimonianza in merito alle dichiarazioni rese dal dottor Minoretti nel corso della sua escussione lo scorso febbraio.
Si attende maggio per la sentenza.
B.F.
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