I ragazzi di Calolzio e Vercurago all'Arsenale della Pace di Torino

Questa domenica i ragazzi dalla terza media alla quinta superiore dell’unità Pastorale di Calolziocorte e delle parrocchie di Pascolo e Vercurago hanno vissuto un’intensa esperienza caritativa al Sermig, il Servizio Missionario Giovanile di Torino.

Presso l’antico arsenale militare di Torino, dove ormai ha sede il SERMIG dal 1983, i giovani sono stati accompagnati da tre volontarie, Veronica, originaria di Bergamo, Nicole salentina e Giulia torinese, che hanno raccontato la nascita di questo progetto: “Il Servizio missionario giovani è stato fondato a Torino nel 1964 da Ernesto Olivero insieme ad alcuni suoi amici di ispirazione cattolica. Nato inizialmente come gruppo missionario, quindi con lo scopo di operare prevalentemente all’estero, sostenendo i missionari sparsi nel Mondo. Successivamente il Sermig ha iniziato ad occuparsi dei Torinesi più poveri e negli ultimi anni degli immigrati giunti in città. Nel 1983 la sede dell'associazione è l'ex arsenale militare di Torino, ribattezzato Arsenale della Pace, ricostruito interamente grazie alla generosità dei torinesi. La struttura offre rifugio per la notte, pasti, cure sanitarie e sostegno a persone che vogliono cambiare la loro vita. Il Sermig definisce l'Arsenale della Pace "una casa dove ognuno può ritrovare silenzio e spiritualità, se stesso e il respiro del mondo". Dal 1996 il Sermig è presente in Brasile e dal 2003 in Giordania, accogliendo sia cristiani che non. A partire dagli anni novanta, l'Arsenale si è aperto a giovani provenienti da tutta Italia, che possono vivere così il silenzio, la preghiera, l'incontro e il dialogo”.

Lo stesso Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, ormai ottantaduenne, ha pregato i numerosi presenti ad aprire il loro cuore per i profughi: “In particolar modo gli Ucraini, che stiamo aiutando con la nostra missione in Romania. L’ottanta per cento delle donazioni che riceviamo, come vestiti, lenzuola, giocattoli, elettrodomestici, libri… andranno proprio spediti in Ucraina. Il restante venti sarà utilizzato per i bisognosi della nostra città, vi prego aprite il cuore alla carità”.

Per i calolziesi il resto del  pomeriggio è trascorso aiutando a  smistare e impacchettare una gran quantità di materiale destinato ai profughi ucraini e non solo. Loro stessi erano stati coinvolti nella raccolta, solo qualche settimana fa, avendo così l’occasione di darsi da fare concretamente per chi, con la guerra, ha perso tutto.
F.R.
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