Lecco: diverbio tra condomini porta dopo 5 anni un pensionato a giudizio per sequestro di persona

Dopo 5 anni, due richieste di archiviazione e una riqualificazione del capo di imputazione, una lite fra condomini a Lecco è approdata al cospetto del giudice monocratico Gianluca Piantadosi. L'accusa da cui dovrà difendersi un 67enne, assistito dall'avvocato Stefano Pelizzari, è di sequestro di persona e violazione di domicilio.
Nonostante una prima richiesta di archiviazione avanzata al gup Massimo Mercaldo (che invece aveva chiesto un supplemento di indagini) ed una seconda arrivata dall'allora sostituto procuratore Silvia Zannini (per tutta risposta il gup Paolo Salvatore procedette con un'imputazione coatta) già nel 2020 la vicenda era arrivata a dibattimento, ma con una diversa contestazione insieme alla violazione di domicilio, ossia la violenza privata.
Se non fosse che il giudice Giulia Barazzetta, dopo essersi ritirata in camera di consiglio per emettere sentenza, aveva disposto la riqualificazione della fattispecie di cui all'articolo 610 del codice penale in sequestro di persona (articolo 605 cp), rinviando gli atti alla Procura. Poi dunque una nuova udienza preliminare, questa volta al cospetto del giudice Salvatore Catalano che ha disposto il rinvio a giudizio del pensionato, fino a quel momento assistito dall'avvocato Edoardo Fumagalli.
Il rocambolesco iter giudiziario è iniziato, dicevamo, con una lite fra condomini: pare che da tempo l'odierno imputato avesse da ridire nei confronti di un vicino (48enne lecchese, oggi costituitosi parte civile). Oggetto del contendere sarebbe stato un posto auto.
L'ennesimo episodio sarebbe avvenuto l'8 ottobre 2017, quando il 67enne si sarebbe introdotto nell'appartamento del 48enne e della compagna, chiudendo la porta e sbarrandogli la strada: “Chiama pure i carabinieri che né io né voi due uscite di qua! Ricordati che la strada è privata e io la macchina la parcheggio anche per una settimana dove voglio e tu non esci più con la tua” avrebbe inveito l'uomo. Per dieci minuti i due sarebbero stati rinchiusi nell'immobile contro la propria volontà, finchè l'odierno imputato non li avrebbe lasciati uscire.
Ieri in sede di prima udienza l'avvocato Stefano Pelizzari, subentrato a Fumagalli, ha sollevato un'eccezione di nullità del rinvio a giudizio del proprio assistito: non gli sarebbe mai stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini e sarebbero quindi state lese le garanzie difensive dell'imputato (prima fra tutte la possibilità di essere sentito in interrogatorio).
Sia il Vpo Mattia Mascaro che l'avvocato Luca Marsigli, nominato dalla parte civile, hanno rilevato che la stessa eccezione era già stata rigettata in udienza preliminare e che la notifica non sarebbe stata necessaria trattandosi di imputazione coatta sebbene in realtà l'avvocato Pelizzari, come già il collega Fumagalli, avesse sottolineato come l'imputazione coatta per il 610 sia cosa diversa rispetto al nuovo oggetto del procedimento e dunque l'ipotesi di reato prevista dell'articolo 605 cp.
Il giudice scioglierà la riserva in merito il prossimo 1 luglio.
F.F.
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