Avanti con la terza corsia del Ponte Manzoni (per ora) solo in entrata. Ipotesi alternativa per l'uscita. Preoccupano cisterne e un 'tombotto'

Ponte Manzoni
Strada - metaforicamente - in discesa per quella che continuiamo a chiamare la terza corsia del ponte Manzoni e che in realtà sarà un vero e proprio ponte aggiuntivo in ingresso a Lecco. Sembrerebbe essere stato infatti raggiunto un accordo per portare in conferenza dei servizi il progetto "originario" mandando avanti così - si spera senza ulteriori intoppi - l'iter per arrivare alla cantierizzazione dell'intervento, già di fatto finanziato, grazie a 15 milioni ottenuti nell'ambito del "pacchetto Olimpiadi Miliano-Cortina 2026" e l'apporto di risorse proprie dal bilancio di ANAS fino al concorrere dei circa 23 milioni di euro necessari per coprire le spese di realizzazione dell'infrastruttura fortemente voluta dal sindaco di Pescate Dante De Capitani, supportato dalla Provincia. Come già ricordato, in un incontro preliminare alla conferenza dei servizi, l'amministrazione comunale di Lecco, nel tentativo di massimizzare i benefici anche per il capoluogo, aveva insistito per l'inserimento nel progetto anche della corsia in uscita dalla città. Un "di più" che avrebbe ovviamente alzato il prezzo - riportando alla necessità di reperire le risorse aggiuntive necessarie, in tempi stretti per evitare di perdere quelle già assicurare, a comunicare dallo stanziamento di ANAS - implicando poi, per ragioni di spazi, la chiusura della rampa d'accesso alla ss36 da Pescate, convogliando tutto il traffico proprio attraverso la nuova corsi verso il Bione, destinato a diventare crocevia tanto per imboccare la super verso Sondrio tanto per incanalarsi poi verso il centro cittadino. Così facendo, però, avevano rilevato tanto De Capitani tanto Mattia Micheli, quale delegato alla viabilità per la Provincia, si sarebbe vanificato il beneficio principale atteso dalla "terza corsia" ovvero offrire un'ulteriore alternativa per valicare l'Adda oltre allo stesso Ponte Manzoni e al Ponte Kennedy, permettendo - sopratutto nelle ore di punta - un deflusso migliore, evitando le code che "soffocano" Pescate ma che mettono a dura prova i nervi di quanti dal "sud" della provincia ogni giorno "salgono" verso nord.
A seguito di nuovo incontro, nei giorni scorsi, è stato trovato un punto di contatto: si cercherà di far marciare il progetto senza ritocchi, lasciando però la possibilità al Comune di Lecco - se lo riterrà - di predisporre uno studio incentrato sulla corsia "in uscita". Con un suggerimento: perché, visto che anche in quel caso si tratterebbe di un ponte unidirezionale ex novo, immaginarla ancora a ridosso del Manzoni se non ci sono gli spazi? Non potrebbe essere traslata per esempio all'altezza della caserma dei vigili del fuoco, in zona depuratore? Ma qui si sta già sconfinando in scenari tutti da pensare. E poi da finanziare.
"Credo che la soluzione migliore sia proprio quella di portare avanti il progetto iniziale, per poi concentrarci in futuro, eventualmente, sulla corsia in uscita da Lecco: non sono contrario a priori a quest'ultima opzione, ma ritengo che al momento la priorità sia da attribuire all'ingresso sul Terzo Ponte" ha sottolineato Dante De Capitani. "Adesso sembra che le cose stiano andando per il verso giusto, con ANAS non dovrebbero più esserci particolari problemi. Sono soddisfatto anche del confronto con il sindaco Mauro Gattinoni, perché sono certo che abbia capito la gravità del problema viabilistico per il nostro territorio. Sono consapevole del fatto che il maggior impatto del traffico si ripercuoterà sulla città di Lecco, che però d'altronde, essendo il capoluogo di provincia, deve fare i conti anche con questa possibilità".
Ad oggi decisamente "fuori budget" invece l'adeguamento dell'attraversamento per consentire l'utilizzo dello stesso anche alle autocisterne. Una richiesta, questa, avanzata sempre dall'amministrazione Gattinoni, quale alternativa al passaggio sul lungolago di tutti quei mezzi che trasportando infiammabili, ad oggi, si vedono precluso l'utilizzo della San Martino. Oltre al costo pluri-milionario, a far dubitare circa la fattibilità del progetto, anche una riflessione sulle conseguenze di un eventuale incidente con incendio serio proprio nell'attraversamento: per quanto tempo e con quali impatti sulla viabilità cittadina e provinciale lo stesso rischierebbe di rimanere chiuso per i ripristini? E se, rifacendo il lungolago lo stesso dovesse venire "pedonalizzato", con quali alternative percorribili anche dal traffico pesante? A tal proposito resta latente una domanda: "come sta" il tombotto nel quale scorre il Gerenzone nell'ultimo tratto prima dello sbocco a Lago per il quale Gattinoni aveva paventato una possibile limitazione di portata? Viste le conseguenze che tale misura potrebbe avere forse forse converrebbe sapere subito come e quando intervenire.
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