In viaggio a tempo indeterminato/223: siamo già in un altro Stato

“Mira, Sofía
Sin tu mirada sigo
Sin tu mirada sigo”
La canzone tormentone di un’estate di qualche anno fa, non c’entra nulla con quello di cui sto per parlare.
Ma è la colonna sonora di queste nostre giornate a Sofia, la capitale della Bulgaria.
Lo so, la settimana scorsa eravamo qui a raccontare della Macedonia del Nord e delle sue stranezze e oggi parliamo già di un nuovo Paese.
Ma il bello dell’Europa è proprio questo. Basta fare pochissimi chilometri per ritrovarsi a parlare una lingua diversa, a mangiare piatti diversi e a scoprire nuove curiosità.
E’ questa, a mio parere, la ricchezza più grande dell’Europa. Un solo continente che racchiude dentro di sé così tanti mondi diversi e affascinanti.
Peccato che spesso questa varietà venga vista come un limite più che una risorsa, come un esempio di divisione più che di arricchimento.

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Ma torniamo a Sofia, una città che mi ha sempre attratto per qualche inspiegabile motivo.
Arriviamo con la neve, una di quelle nevicate che da bambino aspetti perché sai che probabilmente chiuderanno le scuole e potrai stare a casa a costruire pupazzi.
Devo dire che vederla non solo innevata ma con i fiocchi che ci cadevano in faccia copiosi, ha reso tutto magico.
Sofia, la sottovalutata Sofia.
E invece è la terza città più antica d’Europa, dopo Atene e Roma.
Per questo motivo per costruire la prima linea della metropolitana ci hanno impiegato ben 30 anni!
Dal 1960 al 1990. Ad ogni metro che scavavano, veniva rinvenuto un resto di un antico edificio romano.
Terme, una basilica, delle mura romane… un vero e proprio parco archeologico che si estende sotto gli edifici della moderna città.
Quelle rovine oggi sono ben visibili fuori dalla fermata della metro di Serdika, un nodo principale della città.

E’ in questo punto preciso che si incontrano mondi diversi e lontani tra loro nel tempo e nello spazio.
Immaginiamo un rombo dove ai 4 vertici sorge un edificio diverso.
C’è la moschea Banja Baši, con il minareto che svetta alto. Costruita alla fine del 1500, è il lascito della dominazione ottomana.
Di fronte, dall’altro lato della strada trafficata, una sinagoga. Un salto di quasi 400 anni e una religione completamente diversa ma i due edifici non stonano affatto uno davanti all’altro, anzi. L’uno sembra arricchire l’altro.
In Bulgaria, tra l’altro, successe una cosa particolare. Durante la seconda guerra mondiale il Paese si alleò con la Germania ma si rifiutò di segnalare gli ebrei, evitando così un olocausto in terra bulgara.
Neanche la sinagoga venne danneggiata, fatto salvo per libri e manoscritti che andarono persi.
Tra la sinagoga e la moschea passano i tram arancioni e verdi di Sofia. Basta seguirne uno con lo sguardo per veder apparire sul fondo della strada una imponente chiesa ortodossa.
Le cupole color verde acqua coperte di neve arricchiscono il fascino della cattedrale di Santa Domenica, tristemente famosa per un attentato avvenuto nel 1925 che ha visto la morte di 130 persone e più di 500 feriti.
L’imponenza di questa cattedrale fa passare quasi inosservato l’edificio sul quarto vertice di queste immaginario rombo.
Si tratta della piccola chiesa romana di San Giorgio, costruita nel IV secolo.
Un solo incrocio, 4 religioni diverse, 4 culture diverse, 4 epoche storiche diverse.
Musulmani, ebrei, ortodossi e cattolici pregano uno di fronte all’altro a Sofia.
E il suono delle campane si mescola con il canto del muezzin.
A pensarci bene, questo incrocio stradale a Sofia è un esempio senza pari di convivenza, amore e rispetto verso il prossimo che poi, sotto sotto, è quello che tutte le religioni teorizzano.

Sofia, però, è molto di più di edifici religiosi e rovine romane.
E’ una città viva, come non ne vedevamo da un po’.
Nonostante la neve e il freddo che congela le mani, passeggiare lungo le vie del centro e mangiare qualcosa per strada sembra un’usanza diffusa.
Moltissimi sono i ristoranti “vetrina” di Sofia. Si tratta di finestre più o meno grandi dove viene servito cibo solo d’asporto.
La varietà è incredibile: dalla pizza, al cibo cinese, passando per le amate zuppe bulgare e il kebap turco.
E non c’è distinzione di età o ceto sociale nei clienti. Abbiamo visto mangiare all’aperto studenti, persone anziane e uomini in giacca e cravatta.
La bevanda di accompagnamento alle pietanze è spesso una bottiglia di yogurt bianco che è stato inventato proprio in Bulgaria.
Si tratta di uno yogurt miracoloso che contiene il bulgaricus, un batterio molto particolare che sopravvive solo in questo Paese.
Si dice che la bevanda allunghi la vita e, infatti, la Bulgaria è il terzo Paese del mondo con più persone sopra i 100 anni di età. Pare che tutte bevano regolarmente lo yogurt.
Mannaggia alla mia intolleranza al lattosio!
Angela (e Paolo)
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