Giornata mondiale dell’acqua (che non c’è). I numeri parlano chiaro: è allarme siccità
“Piove su i nostri volti silvani”. Chi non ha mai sentito o letto questi versi, almeno una volta? Era il 1902 quando Gabriele D’Annunzio componeva La pioggia nel pineto, una delle liriche più belle e struggenti della poesia italiana. Un secolo e due decadi dopo, non possiamo fare a meno di chiederci cosa avrebbe potuto scrivere il Vate se fosse vissuto oggi. Già, perché quello che è finito domenica scorsa, 20 marzo, è stato uno degli inverni più secchi degli ultimi anni. E di pioggia se n’è vista ben poca, né nel pineto né altrove.
Ma non è finita qui. Se pensiamo all’inverno, solitamente pensiamo alla neve e alla magica atmosfera del Natale quando il soffice e delicato manto bianco copre ogni cosa. Eppure, negli ultimi anni non nevica più. Anche questo è un dato che tutti noi abbiamo sotto gli occhi, senza essere scienziati. Questo accade un po’ perché non piove, un po’ perché le temperature si sono alzate. Poco male, direbbe ancora chi vuole l’estate perenne: vuoi mettere la scocciatura della neve che blocca tutto? Vero, se solo non fosse che le precipitazioni nevose costituiscono le riserve d’acqua indispensabili per far fronte alla siccità tipica dei mesi estivi.
Chissà se nelle prossime settimane tornerà a piovere sui nostri volti, silvani o no. Ce ne sarebbe un disperato bisogno.
Poco male, potrebbe pensare chi non ama particolarmente l’acqua scrosciante e avrebbe piacere a vivere in un’estate perenne. Ma la pioggia è essenziale, per tante ragioni: come ricorda Legambiente, la sola Lombardia consuma 1,42 miliardi di litri d’acqua in un anno e le colture della Pianura Padana, specialmente riso e mais, sono molto esigenti in fatto di irrigazione. Oggi, 22 marzo, ironicamente cade proprio la Giornata Mondiale dell’Acqua. Vale allora la pena di andare a vedere più da vicino i numeri della crisi idrica.
Foto scattata quest'oggi a Lecco
D’altro canto, non c’è bisogno di essere meteorologi per essersene accorti: chiunque ha potuto constatare che quest’inverno ha piovuto pochissimo. Basta andare a passeggiare in montagna, o tra i campi della pianura, per vedere con i propri occhi la siccità del terreno. Tra i dati che Arpa Lombardia – l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – mette a disposizione di tutti, ci sono proprio quelli relativi alle precipitazioni. Abbiamo così selezionato 7 stazioni di rilevamento della nostra provincia, in modo da coprire in modo più o meno omogeneo le zone del territorio: Barzio, Carenno, Casatenovo, Lecco, Osnago e Premana. Facendo una media tra i valori di queste stazioni, abbiamo scoperto che tra il 20 dicembre 2021 e il 20 marzo 2022 sono caduti 32,74 millimetri di acqua in Provincia di Lecco. Ovvero: tre centimetri in tre mesi.Ma non è finita qui. Se pensiamo all’inverno, solitamente pensiamo alla neve e alla magica atmosfera del Natale quando il soffice e delicato manto bianco copre ogni cosa. Eppure, negli ultimi anni non nevica più. Anche questo è un dato che tutti noi abbiamo sotto gli occhi, senza essere scienziati. Questo accade un po’ perché non piove, un po’ perché le temperature si sono alzate. Poco male, direbbe ancora chi vuole l’estate perenne: vuoi mettere la scocciatura della neve che blocca tutto? Vero, se solo non fosse che le precipitazioni nevose costituiscono le riserve d’acqua indispensabili per far fronte alla siccità tipica dei mesi estivi.
Anche sul fronte nevoso l’inverno 2020/2021 ha rappresentato un’anomalia: tutti abbiamo ancora negli occhi le fotografie della neve caduta copiosa sulle nostre montagne, ma anche in città e in pianura, mentre eravamo confinati in casa durante il lockdown. Quest’anno, con le nevicate abbondanti di inizio novembre, ci siamo illusi al pensiero che potesse essere replicato un bianco inverno. E, invece, le cose sono andate diversamente, e di neve non se n’è vista. Ma guardiamo i numeri. Anche in questo caso, la fonte dei nostri dati è Arpa Lombardia, che registra l’altezza della neve. Nella nostra provincia l’unica stazione di rilevamento è sulle piste da sci dei Piani di Bobbio, a Barzio.
Nevicata di inizio inverno
La prima neve della stagione 2021/2022 è caduta il 4 novembre scorso (21,9cm). Statisticamente vuol dire poco o nulla, perché non ci dice come ha nevicato, ma se facessimo una media di quest’inverno, scopriremmo che l’altezza della neve è stata di 31,12 centimetri su 131 giorni di rilevazioni. Una miseria, se lo confrontiamo con i 125,39 di media dell’inverno 2020/2021 (175 giorni tra il primo e l’ultimo giorno di neve, dal 16 ottobre 2020 al 18 maggio 2021). Vero è che la stagione di quest’anno non è ancora finita, ma visto l’andazzo facciamo molta fatica a immaginarci nuove nevicate primaverili. L’anno scorso è stato eccezionale, come dicevamo. Ma negli anni ancora precedenti è comunque caduta più neve rispetto a quest’inverno. Lasciamo parlare direttamente i numeri nudi e crudi, che ci mostrano l’andamento dell’altezza della neve nell’ultimo decennio.Tutto questo, ovviamente, ha delle ripercussioni sul lago e sull’Adda. Alle ore 16 di oggi, 22 marzo, secondo i dati messi a disposizione dell’Ente regolatore dei grandi laghi, il livello del Lario è a -31,8 centimetri sotto allo zero idrometrico, con una percentuale di riempimento pari al 5,3%. Non siamo ancora ai minimi storici, ma poco ci manca. In questo senso il dato più basso registrato dal 1946 a oggi risale al 1982: parliamo di -38.5 centimetri. Ci mancano ancora 7 centimetri per raggiungere il punto più basso, ce la faremo?
Chissà se nelle prossime settimane tornerà a piovere sui nostri volti, silvani o no. Ce ne sarebbe un disperato bisogno.
Michele Castelnovo