Una 'cordata' riapre dopo i lavori tre (amate) ferrate lecchesi

La metafora della cordata, naturalmente, è andata per la maggiore. E alla fine della cerimonia, tutti assieme per la foto di gruppo davvero legati a una corda. Sarà poi stata metafora un po’ scontata, ma certamente ci voleva proprio una cordata per riuscire a rimettere in sesto le più blasonate ferrate dei monti lecchesi: le due dei “Gamma” al Pizzo d’Erna e al Resegone, quella degli alpini sul Medale. Restituite agli appassionati un paio d’anni di interdizione e tre mesi di lavoro, le tre ferrate sono state inaugurate questa mattina – sabato 19 marzo – sul piazzale di partenza della funivia per i Piani d’Erna. E gli alpini hanno annunciato che, per l’occasione, la ferrata del Medale questa sera sarà completamente illuminata.

La "cordata" simbolica

Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco Mauro Gattinoni, la presidente della Fondazione comunitaria del Lecchese Maria Grazia Nasatti, l’assessore regionale alla montagna Massimo Sertori, il sottosegeretario regionale allo sport Antonio Rossi, il presidente delle guide alpine lombarde Fabrizio Pina, il presidente dei “Gamma” Riccardo Milani e quello del gruppo alpini Monte Medale Salvatore Brusadelli, il progettista e direttore dei lavori Enrico Volpe, il parroco acquatese don Walter Magnoni per la benedizione. Ad accompagnare la manifestazione i canti del Coro Grigna e del Coro alpino lecchese.

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Una giornata attesa, l’ha definita il sindaco Gattinoni, che consente di aprire una nuova pagina che è quella del rilancio turistico delle nostre montagne che potranno essere una risorsa anche occupazionale: «Anche stavolta, noi lecchesi abbiamo dato il meglio».

Massimo Sertori e Antonio Rossi

Nell’estate del 2019 c’era stata la doccia fredda per le tre ferrate lecchesi diventato improvvisamente “fuorilegge” per via della nuova normativa sui parametri di sicurezza introdotta dalla Regione. Perché fossero nuovamente accessibili agli appassionati erano quindi necessari interventi di sistemazione con costi che il gruppo alpinistico Gamma da una parte e quello degli alpini dall’altra non erano certo in grado di sobbarcarsi. Ecco quindi, la cosiddetta cordata con la Regione Lombardia ha stanziato la gran parte dei finanziamenti e poi la Fondazione comunitaria del Lecchese, il Comune e le stesse associazioni. Complessivamente, la spesa è stata di trecentomila euro.

Il capogruppo alpini Monte Medale Salvatore Brusadelli e il presidente dei “Gamma” Riccardo Milani

I lavori, effettuati da tre imprese specializzate (Geomont, Geoprotection ed Ecoval), si sono svolti tra i mesi di settembre e dicembre dello scorso anno. E non si è trattato naturalmente di sola manutenzione ma di un vero e proprio rinnovo proprio per adeguare i percorsi ai nuovi requisiti di legge.
Il tracciato non è stato modificato, ma sono stati cambiati i dispositivi di sicurezza con ancoraggi a tre metri di distanza (5 nei tratti orizzontali) anziché ai dieci precedenti e si è proceduto al disgaggio delle rocce pericolanti. Per quanto più sicure e magari addirittura più facili rispetto alla passato, non si tratta naturalmente di itinerari escursionisti, ma di vere e proprie vie alpinistiche che pertanto richiedono attrezzattura e preparazione adeguate.

Da parte sua, il presidente dei “Gamma” ha ricordato la nascita della prima ferrata, ormai più di quarant’anni fa: «Nell’estate del 1979, quattordici amici alpinisti avevano avuto quell’idea ambiziosa e visionaria di realizzare una ferrata che dalla base arrivasse alla cima del Pizzo d’Erna. Furono coinvolti anche Walter Bonatti e Carlo Mauri che studiarono il percorso. Da settembre a dicembre si lavorò: complessivamente le ore di lavoro furono tremila. Si stesero 600 metri tra corde e catene, 160 di scale e si piantarono 350 chiodi. Tutto materiale portato su a spalla dai volontari e dai loro famigliari durante i fine settimana. Allora, ancora non si ricorreva all’elicottero. Fu un’idea futuristica e venne realizzata una delle ferrate per l’epoca più bella delle Alpi».

Maria Grazia Nasazzi e Mauro Gattinoni

Su quella ferrata tra l’altro – ha ricordato il giornalista Andrea Morleo – proprio Carlo Mauri nel maggio 1982 sarebbe stato sorpreso dall’infarto mortale.
La ferrata, classificata come difficile,  si stacca dal sentiero  escursionistico numero 1, supera 600 metri di dislivello ed è percorribile in 3 ore. Successivamente venne poi realizzata la ferrata che dai Piani d’Erna raggiunge la vetta del Resegone (molte difficile, 600 metri di dislivello, 4 ore).
Quella del monte Medale, classificata come difficile,  supera un dislivello di 400 metri ed è percorribile in tre ore e mezzo circa. Tutte informazioni peraltro contenute in un agevole opuscolo appena pubblicato e che descrive tutte le ferrate lecchesi.



D.C.
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