Malgrate: con l'ultimo erede, una mostra alla scoperta di 130 di cartografia dei De Agostini

E’ malgratese il debutto della mostra dedicata ai “130 anni di cartografia dei De Agostini in Italia e nel mondo”. Allestita fino al 27 marzo alla Quadreria Bovara, farà poi successivamente tappa in molte altre località non solo italiane.

Midori e Giovanni De Agostini

La mostra è promossa dall’associazione Italgeo fondata da Giovanni De Agostini e dalla moglie Minori che rappresentano – come testimonia il cognome – l’ultimo ramo della celebre famiglia che ha fatto la storia della geografia in Italia partendo da un piccolo laboratorio avviato a Como e diventando un grande gruppo industriale con succursali in tutto il mondo. Ceduta l’azienda, Giovanni e Minori De Agostini hanno quindi vestito i panni dei “custodi della memoria” con lo scopo di far conoscere l’opera della famiglia e mantenerne vivo il ricordo, ma anche con l’obiettivo di arrivare ad aprire un museo per conservare ed esporre il materiale prodotto in oltre un secolo di attività.

Questa mattina – venerdì  18 marzo – sono stati gli stessi De Agostini ad accompagnare alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale in una visita guidata alla mostra. Erano presenti il vicesindaco Innocente Vassena e gli assessori Elisa Corti, Angelo Garavelli e Sara Cipriano.

La storia comincia con un altro Giovanni, il nonno dell’attuale. Nato nel  1863 a Pollone, un piccolo paese prealpino in provincia di Biella, il capostipite all’età di 26 anni si trasferisce a Berlino: all’epoca – ricorda il nipote – le carte geografiche venivano tutte dalla Germania. Giovanni apprende, torna in Italia, studia e decide di avviare l’attività di cartografo con un piccolo studio a Como, località strategica perché consente facili collegamenti appunto con la Germania alla quale si continua a guardare.

Successivamente l’attività viene trasferita a Roma e infine a Novara che diventerà sostanzialmente la capitale della geografia italiana. La casa editrice ha allargato le proprie attività e si è affacciata anche al mondo delle enciclopedie (inventando peraltro la vendita a fascicoli, così da poter raggiungere un pubblico più largo) ma restando il punto di riferimento soprattutto per le produzioni cartografiche. Per molti decenni, l’Atlante geografico De Agostini è stato considerato il non plus ultra e su di esso hanno studiato generazioni di studenti.

Il fondatore Giovanni De Agostini. Sotto il figlio Federico

Al capostipite nel 1927 si affianca il figlio Federico (1905-1978), mentre nel 1963 fa il suo ingresso in azienda il nipote Giovanni, (nato nel 1945, quando il nonno era morto ormai da quattro anni), mentre dal 2021 il gruppo cambia proprietà.
Della famiglia De Agostini fa in oltre parte un’altra figura di rilievo, il fratello del capostipite: Alberto Maria (1883-1960), partito missionario la Patagonia da dove ha continuato a collaborare con la famiglia per la stesura delle mappe di quella terra ma dove soprattutto costituì punto di riferimento per l’alpinismo mondiale e pertanto anche per molti lecchesi che lo chiamavano don Patagonia. A cominciare da Carlo Mauri che nel 1954 conquistò il Monte San Sarmiento in una spedizione guidata proprio di un De Agostini già ultrasettantenne e che aveva con sè una statuetta della Madonnina del Duomo di Milano che l’allora cardinale ambrosiano Giovanni Battista Montini (poi papa Paolo VI) gli diede perché appunto la collocasse sulla vetta. Per quanto un po’ “appartato”, un pannello della mostra ricorda anche la figura del missionario-alpinista.

Alberto Maria De Agostini. Sotto Giovanni 'jr' De Agostini

Nell’accompagnare la visita, Giovanni De Agostini jr ha sintetizzato le vicende della dinastia e dell’avventura industriale di famiglia, aggiungendoci aneddoti e considerazioni. Compresa la constatazione che la tecnologia ha ormai fatto passo da gigante consentendo di effettuare in poco tempo rilevazioni e mappe che un tempo richiedevano periodi lunghissimi. Epperò, spesso sono perdute alcune raffinatezze dell’epoca quando i colori e i caratteri tipografici avevano caratteristiche e significati precise e il loro utilizzo non poteva certo essere casuale.

La mostra è aperta al pubblico dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 14 alle 18. L’ingresso è libero.
D.C.
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