'Una fiammata, poi il jet ha iniziato ad avvitarsi su se stesso'. Parla l'escursionista sul Legnone al momento dello schianto

Quell'escursione non la dimenticheranno tanto facilmente. Sembrava una mattina come tante altre, all'insegna della forte passione per la montagna; invece cinque amici residenti nel comasco sono stati testimoni involontari dello schianto del jet sul Monte Legnone, fra Colico e Pagnona.

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Il filmato registrato dai testimoni della tragedia



''Erano le 11.30 circa, mancavano pochi metri all'arrivo in cima, dove c'è la croce'' ci ha raccontato Ivano Sambruni che insieme agli amici Giuliana, Giuseppe, Angelo e Fausto, legati al CAI di Mariano Comense e allo Sci club di Lentate sul Seveso, stava ultimando un'escursione piuttosto impegnativa. Partita dalla località Roccoli Lorla, fra Introzzo e Vestreno, in poco più di tre ore la comitiva si apprestava a conquistare la vetta del Monte Legnone, non senza fatica vista anche la presenza di spessi blocchi di neve.

All'improvviso però, è accaduto l'impensabile. Un qualcosa che per diversi istanti li ha lasciati senza fiato. ''Giuliana che era davanti a me, ha avvertito un rumore strano, come di un aereo in arrivo. Da sotto le nuvole poco dopo è comparso un velivolo di colore azzurro e subito abbiamo capito che si trattava di un caccia, un mezzo militare. Sarà stato a 50-100 metri di distanza da noi'' ha proseguito il marianese nel suo racconto. ''Dopo essersi inclinato ha iniziato a zigzagare, poi si è rimesso in piano. Qualche secondo e una fiammata ha avvolto il posteriore, con il velivolo che ha cominciato ad avvitarsi su se stesso''.

Una sequenza di eventi rapidissima ai quali gli amici hanno assistito da lontano, impotenti, sino al tragico epilogo. ''Dopo il distacco della calotta abbiamo notato due paracaduti arancioni proiettati a tutta velocità all'esterno del mezzo: erano il pilota e il suo compagno''. Un'immagine che li ha lasciati sotto shock, ma non c'era tempo nemmeno di realizzare l'accaduto: bisognava allertare subito i soccorsi. Così in pochissimo Giuliana ha composto il 112 chiedendo aiuto.

''In una manciata di minuti è arrivato il Soccorso Alpino a bordo dell'elicottero: il personale è saltato giù dal mezzo dirigendosi verso i due piloti. Uno dei due, lo vedevamo da lontano, era appeso ad uno spuntone di roccia. I tecnici del Cnsas sono stati davvero eccezionali e grazie al cielo che ci sono loro. Poco alla volta poi sono arrivati anche gli altri soccorritori in supporto'' ha proseguito Sambruni, ricordando anche quella nuvola di fumo nero che ha accompagnato anche le fasi della loro discesa e che ha richiamato l'attenzione dell'intero territorio. Leggendo le notizie di cronaca infatti, il gruppo di escursionisti ha messo insieme poco alla volta i pezzi di quella tragedia che resta al momento senza un perché e sulla quale la Procura della Repubblica di Lecco, nella persona del sostituto Andrea Figoni, ha subito aperto un fascicolo d'indagine.

''A quella scena non abbiamo assistito soltanto noi: c'era un altro escursionista che avevamo incontrato poco prima, durante la salita'' ha aggiunto il pensionato marianese ricordando anche le rigide temperature e il vento fortissimo che soffiava sulla sommità della vetta che segna il confine fra la provincia lecchese e quella sondriese. Una condizione che potrebbe aver reso ancor più complesso manovrare il paracadute per le due vittime, scagliate a diversi metri di distanza dal punto in cui il velivolo ha iniziato a prendere fuoco.
G.C.
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