Lecco: il suo primo rapporto sessuale lo porta a giudizio con l'accusa di 'violenza', ragazzino assolto

Il Tribunale di Lecco
Una “prima volta”, costatagli un processo. Un 21enne lecchese di origini sudamericane si è trovato quest'oggi a dover ripercorrere in Tribunale, incalzato dal sostituto procuratore Giulia Angeleri, quello che egli stesso ha definito il suo primo rapporto sessuale con una ragazza, “posizioni”e dinamiche di coppia incluse. Per quel pomeriggio a tasso erotico, è finito infatti al cospetto del collegio giudicate – presidente Martina Beggio, a latere i colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi – con l'accusa di violenza sessuale, aggravata dalla minore della vittima. La sua partner, una compagna di classe, originaria dello stesso Paese, lo ha infatti denunciato, sostenendo di aver subito quel rapporto, di cui non avrebbe nemmeno un ricordo completo, complici di fumi dell'alcool assunto a casa dell'imputato. I flash “nebulosi e sbiaditi” - per dirla con l'espressione scelta quest'oggi nella propria requisitoria della titolare della pubblica accusa – di quanto accaduto nella cameretta dell'amico la riporterebbero però a un qualcosa di non consenziente, così come spiegato durante l'incidente probatorio.
Ha dato dimostrazione, di contro, di aver ben impresso nella memoria quel 4 settembre 2019, l'accusato, al tempo maggiorenne da una manciata di giorni. Quel giorno si sarebbe incontrato con la compagna di classe, con la quale c'era un'intesa particolare pur avendo lei un fidanzato, proprio per ricevere un regalo di compleanno. Avrebbero così trascorso qualche ora insieme, tra il centro e le Merdiane, dove lui avrebbe comprato, su richiesta di lei, un paio di bottiglie di superalcolici, spostandosi poi a casa dove avrebbero “dato fondo” a una bottiglia di amaro rimasta aperta dopo la festa per il diciottesimo. Lei, già distesa sul letto, avrebbe continuato a bere anche mentre lui giocava al pc. Accesa una sigaretta elettronica, poi, i due, avrebbero iniziato a “scambiarsi il fumo” bocca a bocca, fino al bacio che avrebbe poi scaldato gli animi, con il rapporto sessuale ripercorso passaggio per passaggio in Aula, con il ragazzo arrivato anche a puntualizzare di aver avuto qualche problemino “da principiante” venendo aiutato dall'amica. Quest'ultima nulla avrebbe detto della supposta violenza subita né alla madre di lui, entrata in casa sorprendendoli ancora “in azione” né al suo fidanzato e al patrigno che la aspettavano alle Meridiane, dove è arrivata accompagnata dal compagno che, riaccompagnandola, le avrebbe detto che, vista la situazione venutasi a creare sarebbe stato meglio interrompere, per rispetto di tutti, la frequentazione.
Si è trovato invece rinviato a giudizio, pur dopo l'iniziale richiesta di archiviazione del fascicolo da parte della Procura, a seguito della denuncia dell'amica arrivata dopo essersi confidata con il moroso e il coinvolgimento, da parte del giovanotto, dei genitori di lei che hanno messo in moto la macchina della giustizia. Oggi, parlando di una “vicenda complessa dal punto di vista umano e giudiziario”, è stato il PM stesso a chiedere l'assoluzione, giudicando non del tutto credibile la versione della vittima e ricordando come la bussola debba sempre essere quel “oltre ogni ragionevole dubbio” non raggiunto all'esito dell'istruttoria. Ha insistito per la condanna, invece, l'avvocato di parte civile che pur non nascondendo l'instabilità della propria assistita, ha ripercorso tutto un altro film, sostenendo come l'imputato, infatuato della ragazzina, l'abbia a suo avviso fatta intenzionalmente bere così che, in quelle condizioni, la stessa non potesse opporre resistenza, ritardando appositamente l'appuntamento alle Meridiane per la “riconsegna”, prendendo tempo affinché lei si ricomponesse.
Una tesi smontata dalla difesa. E non condivisa nemmeno dal collegio, evidentemente, vista l'assoluzione. Perché il fatto non sussiste.

A.M.
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