Lecco, presunta aggressione ad un amico del nipote: multa da 400 € e risarcimento

L'Istituto Fiocchi di Lecco
Lo scorso febbraio il vice procuratore onorario Caterina Scarselli aveva chiesto una pena pari a sei mesi di reclusione. Stamani il giudice in ruolo monocratico Martina Beggio ha sentenziato la condanna a 400 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno alla parte civile.
Si è chiuso così il procedimento penale intentato nei confronti di un egiziano, classe 1965, finito a giudizio con l'accusa di aver aggredito - fuori dall'istituto scolastico Fiocchi - un compagno di classe del nipote.
Una vicenda molto datata, risalente al maggio 2015, quando appunto i familiari di uno studente avrebbero picchiato un coetaneo di quest'ultimo, spinti dalla volontà di ''fare giustizia'' nei confronti del parente, presunta vittima di battute sopra le righe, tanto da costringerlo a non presentarsi a scuola per circa due settimane.
L'imputato, un 56enne magrebino, aveva sempre respinto ogni addebito, tanto che il suo difensore -  l'avvocato Elena Ammannato - ne aveva chiesto l'assoluzione non ritenendo fosse stata raggiunta la prova circa la sua responsabilità penale. La toga lecchese aveva infatti messo in dubbio l'attendibilità dei compagni di classe della vittima, chiamati a testimoniare in merito ai fatti accaduti quella mattina di oltre sei anni fa, esprimendo altresì delle perplessità in merito al riconoscimento svolto dagli operanti della Questura che erano giunti ad identificare il proprio assistito incrociando i racconti dei testimoni con alcune immagini tratte dal profilo social dell'egiziano.
La scorsa udienza l'avvocato Ammannato aveva altresì sottolineato il contesto decisamente complesso nel quale si sarebbe verificata l'aggressione al giovane studente del Fiocchi - costituitosi parte civile nel procedimento - ricordando appunto le presunte dinamiche di bullismo ai danni del nipote dell'imputato. Una cornice che pur non mettendo in discussione la gravità di quanto accaduto, minerebbe a detta del difensore la credibilità generale di chi si è seduto al banco dei testimoni. I ragazzi lo scorso novembre erano stati infatti richiamati a più riprese sia dal pubblico ministero Andrea Figoni, sia dal giudice Martina Beggio; i due li avevano incalzati ripetutamente, ravvisando reticenza rispetto a quanto riferito in aula. Nessuno degli ex studenti infatti, avrebbe chiesto alla vittima il perchè di quell'aggressione subita, circostanza ritenuta improbabile.
Stamani la sentenza, con la derubricazione del capo d'imputazione in lesioni lievi (articolo 582 secondo comma del codice penale) e la condanna dell'egiziano al pagamento di un'ammenda di 400 euro. Disposto, oltre alla liquidazione delle spese processuali di entrambe le parti, anche un risarcimento del danno pari a 1.080 euro nei confronti del querelante, che oltre al gancio in pieno volto, aveva ricevuto altre percosse da un capannello di persone, tutte parenti del compagno di classe.
Un'aggressione in piena regola, con l'intervento a seguire della Polizia di Stato per raccogliere la testimonianza del ragazzo e degli operatori del soccorso intervenuti; caricato in ambulanza e trasferito al vicino ospedale Manzoni, l'alunno era poi stato dimesso con una prognosi di venti giorni dopo aver rimediato traumi e contusioni al volto, così come al torace.
Se la posizione dello zio dello studente lecchese è stata definita (per ora in primo grado), restano ancora in sospeso quelle di altri parenti, i cui fascicoli erano in prima battuta finiti sul tavolo del giudice di pace e poi rimandati in Procura per una ulteriore valutazione.
G.C.
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