Tira il freno di emergenza del treno per non saltare un appuntamento. Finisce a giudizio

Probabilmente non aveva controllato bene il tabellone orario, dando per scontato che il convoglio a bordo del quale viaggiava, si sarebbe fermato anche a Varenna. Così tuttavia non è stato, perchè il treno invece, era un diretto per Tirano. A quel punto, deciso a non perdersi l'appuntamento in programma, ha pensato bene di tirare il freno di emergenza, costringendo il mezzo ad arrestare la propria marcia, di colpo fra l'altro, generando un poco di apprensione fra i viaggiatori e il personale Trenord.
Dell'episodio, verificatosi nel 2020, si è discusso stamani in tribunale a Lecco dove si sta celebrando il processo penale a carico di N.E.B., marocchino classe 1972.
Comparso stamani in aula al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, l'imputato - seduto accanto al proprio difensore, l'avvocato Biagio Pignanelli - ha ammesso le proprie responsabilità, pur ammettendo che in quel momento non era in sè. La paura di perdere un appuntamento importante, lo aveva infatti spinto a compiere quel gesto irresponsabile di cui ha dovuto subito dare conto alle autorità. Il convoglio è stato fatto arrestare alla stazione successiva, non prevista, con un conseguente ritardo accumulato dal mezzo diretto in Valtellina. Era infatti necessario attendere l'arrivo delle autorità per verbalizzare l'accaduto e identificare il cinquantenne, che ha poi rimediato una denuncia per interruzione di pubblico servizio (ai sensi dell'articolo 340 del codice penale).
Per chiudere la vicenda sul fronte giudiziario, l'uomo ha deciso di ricorrere ad un patteggiamento, ma affinchè possa godere del beneficio della pena sospesa (già concessogli in passato), dovrà sottoporsi a lavori di pubblica utilità oppure risarcire Trenord. A questo proposito il suo difensore ha fatto notare come la somma eventualmente elargita alla società di trasporto sarà esigua poichè in linea con le scarse possibilità economiche del proprio assistito, attualmente ospite di uno dei dormitori gestiti dalla Caritas a Milano.
Si torna in aula il prossimo 4 maggio per la definizione della condotta riparatoria, a fronte della quale si valuterà se il patteggiamento potrà essere concesso.
G.C.
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