Varsavia: la casarghese Stefania Galluzzi in aiuto ai profughi ucraini, 'chi ha bisogno mi contatti'

Stefania Galluzzi
A diciotto giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina, la popolazione di Varsavia è aumentata di 250.000 unità. La capitale polacca è diventata un vero e proprio crocevia. Molti i profughi che vi giungono, alcuni scegliendo poi di rimanere, con la speranza che il conflitto finisca nel più breve tempo possibile e tonare così velocemente a casa; altri facendo uno "scalo" prima di rimettersi in viaggio, per lasciarsi alle spalle la devastazione e la paura.
A Varsavia, del resto, la comunità ucraina è ben radicata. Da un decennio in città vive, con il marito e una bimba di 5 anni, anche una casarghese. E' Stefania Galluzzi.
Dinnanzi alla tragedia dell'Ucraina, anche la quarantenne, come il consorte del resto, ha deciso di fare, nel suo piccolo, la propria parte.
“Lo scenario che stiamo vivendo qui a Varsavia è quello di molte persone in transito, gente che scappa per ricongiungersi ai familiari, a conoscenti, in Italia o in altre parti del mondo – racconta - Tutti cerchiamo di aiutare nel modo in cui possiamo. Molti vanno ai valichi mettendo così a disposizione i loro mezzi per aiutare gli ucraini a raggiungere la loro destinazione".
Sui vari gruppi social si legge in continuazione di persone che cercano dei passaggi dal confine ucraino, con le mete più disparate. “All’inizio le persone si sono mosse per un aiuto spontaneo, poi sono partite le associazioni e hanno organizzato tutto”.
Da noi in Italia sono partite molte raccolte di abiti, di generi di prima necessità e di farmaci, da inviare proprio ai valichi di frontiera. “Questo è molto utile, chi fugge nella maggior parte dei casi porta con sé pochissime cose e ha bisogno di tutto” conferma Stefania, che solo la settimana scorsa è stata fondamentale per aiutare la famiglia Berera, arrivata appositamente a Varsavia per riportare a Premana la loro Viky, 16 anni appena, scappata da Chernigov. “Ho una amica che collabora con i Tribunali - spiega - e mi ha indicato quali fossero i documenti da tradurre per il rientro. Poi alcuni giorni prima ho ospitato per due notti una ragazza”, aggiunge sottolineando la generosità dimostrata anche dai polacchi e da chi arriva alla frontiera da ogni parte d'Europa per rendersi utile. “A esempio alcuni giorni fa, mio marito era andato al valico per dare un passaggio a delle persone e ha visto un uomo di Bergamo che era arrivano con il suo minibus e si era messo a disposizione di chi doveva andare in Italia. Oppure c’è gente che va in stazione o nei centri in cui arrivano i rifugiati e aiuta nelle faccende più diverse, a distribuire le coperte, il cibo o altro”.
E’ una grande macchina questa degli aiuti che si è mossa per lenire la sofferenza provocata da una guerra che non si sa quando finirà. E Stefania c'è. “Sono a disposizione delle persone che hanno bisogno dal confine ucraino-polacco: chiunque avesse bisogno per essere ospitato, per un passaggio o con aiuto dei documenti mi può contattare su Messenger - Stefania Galluzzi - e cercherò aiutare per come posso”.
M.A.
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