Inseguito dalla Polstrada lungo la ss36 da Lierna a Bosisio: sudamericano arrestato
Immagine di repertorio di una delle pattuglie della Polstrada in servizio sulla ss36
A far intervenire le pattuglie era stata la centrale operativa, dopo segnalazioni circa la presenza sulla “super” di una vettura che procedeva in direzione Lecco a folle velocità ponendo in essere manovre azzardate e pericolose per gli altri automobilisti.
L'equipaggio della sottosezione di Bellano ha quindi intercettato l'auto all’altezza di Lierna: il giovane alla guida, nonostante gli fosse stato intimato l’alt mediante dispositivi acustici e luminosi, avrebbe tentato ripetutamente di speronare l’autovettura di servizio, spingendola verso il new jersey di cemento posto alla sinistra della carreggiata per poi proseguire la marcia a gran velocità.
All'altezza della galleria San Martino – complice anche il traffico – la pattuglia di Lecco è riuscita a bloccare il fuggiasco. Il 28enne, però, proprio mentre un agente apriva la portiera per raggiungerlo, avrebbe premuto l'accelerato riprendendo la corsa, urtando lo sportello e “incastrando” dunque l'operante, che ha riportato lesioni guaribili in 10 giorni.
L'inseguimento è così ripreso, con il sudamericano che – nella versione tracciata dalla divise - avrebbe anche lanciato contenitori in plastica e quattro bottiglie di vetro dai finestrini, colpendo lo specchietto retrovisore della Bmw della Polstrada che lo tallonava.
A Bosisio, finalmente, gli agenti sono riusciti a fermare il ragazzo che avrebbe addirittura provato a scappare di nuovo, in contromano. Ferito in quel momento - riportando anch’egli contusioni guaribili in 10 giorni - un secondo poliziotto, colpito alla mano che lo stesso aveva infilato nell'abitato del mezzo del giovanotto per impedirgli una nuova ripartenza.
Condotto questo pomeriggio in Tribunale per la convalida del fermo dopo aver trascorso una notte nella cella di sicurezza, il 28enne si è difeso affermando di non potersi fermare sulla strada perché non la conosceva e perché priva di piazzole di sosta su cui accostare. Una circostanza poi smentita da lui stesso, in quanto ha affermato al giudice che i genitori possiedono una casa in Valtellina. Non è emerso né da dove fosse partito né dove fosse diretto, così come perché al momento del fermo indossasse la divisa di un'associazione di soccorso operante nel milanese.
Lui stesso ha dichiarato essere un volontari ma non è risultato in servizio né sabato né ieri.
Convalidato l’arresto, nonostante la pubblica accusa abbia chiesto l’applicazione degli arresti domiciliari quale misura cautelare, il giudice ha applicato al giovane l’obbligo di firma sei giorni su sette alla settimana. Si torna in aula il prossimo 29 marzo.
B.F.