Premana: dal paese delle forbici al confine Polonia-Ucraina per 'recuperare' Viky, 16 anni appena, scappata da sola dalla guerra
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Ilenia Berera con Viky
Non ci hanno pensato due volte. Prenotato l'aereo, si sono imbarcati su un volo per Varsavia, noleggiando poi un'auto per raggiungere il confine con l'Ucraina e portare personalmente in salvo la “loro” Viky, 16 anni appena, arrivata da sola a quel valico di frontiera attraversato così, a piedi, senza nulla se non il desiderio di lasciarsi alle spalle la guerra.
Da Premana raccontiamo un'altra incredibile storia di generosità in questi giorni difficili.
Protagonisti di un vero e proprio viaggio della speranza – quella di riabbracciare la ragazzina che per anni hanno ospitato nella loro abitazione – sono stati Ferdinando Berera, assessore in paese e la figlia Ilenia, che a casa, per compiere questa “missione speciale”, ha lasciato due bimbi di 5 e 2 anni.
Mercoledì, dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto di Viky, sono partiti alla volta della capitale della Polonia e da lì, in macchina, per ulteriori 480 chilometri, per raggiungere Medika, piccolo centro abitato di poco meno di tremila abitanti con la stazione ferroviaria e il valico di frontiera, divenuto porta per stare dentro o fuori una nazione in guerra. In quel caos, non hanno mai perso il contatto con la 16enne, arrivata piccina a Premana grazie a Les Cultures e a uno dei tanti soggiorni terapeutici organizzati dall'associazione lecchese per quei “bambini di Chernobyl”, vittime delle conseguenze non solo sanitarie ma anche socio-economiche del disastro nucleare del 1986. Lasciata Chernigov, la città dove viveva con i nonni e un fratello arruolato nell'esercito, Viky tramite un'app è stata in grado di comunicare passo per passo la propria posizione ai Berera, fino alla frontiera.
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Viky con Lara Berera
Preso coraggio, la ragazzina ha compiuto l'ultimo tratto, ritrovandosi poi tra le braccia del suo “papà” e della sua “sorellona” italiani.
“Quando ci ha visto è scoppiata in un pianto liberatorio. Finalmente era con noi, in salvo e lontana da tutte le crudeltà della guerra". Era circa mezzanotte. E se il grosso era stato fatto, formalmente, per rientrare a Premana mancava però un ulteriore, non secondario, atto da compiere. “Regolarizzare” la posizione di Viky, di fatto espatriata da sola. Dopo una notte in albergo, dunque, il rientro in auto a Varsavia, per il disbrigo delle pratiche necessarie per permettere alla 16enne di imbarcarsi con i Berera. Ottenuto un visto temporaneo di 90 giorni, con affidamento a Ferdinando, l'agognato volo di rientro. "Il primo utile, oltre ad avere lo scalo a Monaco, aveva arrivo a Malpensa e la nostra auto era a Orio Al Serio. La disponibilità di mia sorella Lara e del suo compagno ha sistemato anche quest'ultimo tassello" spiega Ilenia.
“Viky è parte della famiglia e andare a prenderla per me e mio padre è stato naturale, non mi sembra di aver fatto nulla di eccezionale" aggiunge la premanese, rispondendo così ai tanti complimenti e alle tante manifestazioni di apprezzamento ricevute anche sui social. I ringraziamenti della famiglia Berera vanno invece a tutte le persone che hanno partecipato alla raccolta di capi d'abbigliamento per la giovane ucraina. E a "Stefania Galluzzi, una signora di Casargo, sposata a Varsavia, che ci ha aiutato con i permessi per portare a casa Viky e ci ha dato la disponibilità per le traduzioni dei documenti". Davvero una catena di bene, in mezzo a bombe e devastazione.
Moira Acquistapace