Crac Maggi Catene: l'ingegner Corrado si difende, 'non mi sono arricchito sulla società'

La sede di Olginate della Maggi
Si è difeso seguendo la stessa linea già tenuta al processo per l'omesso versamento delle ritenute, conclusosi con la sua assoluzione (e la condanna del padre a 2 anni e 2 mesi, già uscito di scena invece dal procedimento odierno patteggiando in udienza preliminare ulteriori 2 anni e 6 mesi): Corrado Maggi, classe 1967, ha quest'oggi ripercorso al cospetto del collegio giudicante del Tribunale di Lecco - presidente Paolo Salvatore, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi - la sua vita lavorativa all'interno della Maggi Group, sottolineando di essere sempre stato un operativo e dunque l'ingegnere che, nel tempo, ha sviluppato i prodotti dell'azienda, diventando amministratore solo per questioni di risparmio e finendo poi per prendere in mano il timone della barca che già stava affondando dopo i problemi di salute che hanno allontanato il "padre-padrone" dalla Presidenza, nel 2017. "Mio fratello se ne va, mia sorella non se la sente. Io sono l'unica soluzione" ha semplificato, senza addentrarsi troppo nelle dinamiche famigliari, ammettendo di aver creduto che fosse "difficile ma non impossibile" salvare l'impresa. Così non è stato, trovandosi ora a giudizio con l'accusa di bancarotta fraudolenta, dopo il fallimento della società - specializzata nella produzione di catene, in particolare da neve - decretato nel 2019 con un deficit quantificato in prima battuta in oltre 23 milioni di euro. All'attenzione della Procura - come argomentato all'udienza dello scorso 16 dicembre - sono finite una serie di operazioni per oltre 20 milioni, contestate a Giuseppe - Pino - Maggi quale presidente della società (tra le altre cose, una fusione e la sopravvalutazione delle rimanenze di magazzino) nonché compensi in favore degli amministratori per circa 2 milioni di euro, con le accuse estese poi a Corrado Maggi per il periodo nel quale ha retto l'azienda e dunque, come accennato, da fine 2017 quando assunse la carica di amministratore delegato a garanzia dell'iter concorsuale in quel momento in definizione. Rigettato, dall'ingegnere, ogni addebito circa emolumenti e benefit, ricordando di essere addirittura arrivato a mettere in gioco la sua casa dopo il sequestro del conto corrente societario 20 giorni prima della presentazione del piano industriale nell'ambito degli accertamenti sulle ritenute non corrisposte. "Non mi sono arricchito sulla Maggi" ha puntualizzato, ricapitolando invece quanto fatto per tentare di salvarla, difendendo a spada tratta anche la fusione per incorporazione della Maggi Catene (la società operativa) nella Maggi Group e dunque nella holding alla quale erano già state ricondotte altre imprese di famiglia, inquadrata al collegio come un'operazione per patrimonializzare l'azienda. Quanto al magazzino, secondo la Procura sopravalutato, Corrado Maggi ha sostenuto di contro di essere stato lui stesso a commissionare alla Deloitte in sede di revisione in fase di richiesta di concordato, un accertamento analitico mai condotto prima, pur essendo l'impresa arrivata ad avere sei siti di stoccaggio. Ammesso invece l'errore circa un dato - poi rettificato - da un partner cinese, sottolineando però i mancati controlli della società incaricata. Ribadito, infine, l'effettivo valore anche delle attrezzature, messo invece dubbio dal curatore. Sentito anche un consulente, la causa è stata aggiornata per la conclusione al prossimo 5 maggio.
A.M.
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