Ucraina, il Patriarca di Mosca 'giustifica' la guerra: il pensiero di don Andrea Lotterio

Il Patriarca di Mosca (foto ANSA). Sulla destra don Andrea Lotterio
Hanno suscitato incredulità e profondo sconcerto, almeno nel mondo occidentale, le parole con cui ieri il Patriarca di Mosca Kirill ha detto la sua sulla guerra in Ucraina, nel suo sermone pronunciato nella Domenica del Perdono. Il primate della Chiesa ortodossa russa si è espresso sul conflitto in termini giustificazionisti, facendo riferimento al fatto che "per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass", "dove c'è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale", per poi incentrare tutta la sua argomentazione sulla necessità di lottare contro i modelli di vita promossi dalle "parate gay", che secondo lui "sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano", invece che "una violazione della legge di Dio".
Un discorso shock, certamente diverso da quelli diffusi nell'immediatezza dello scoppio delle ostilità da parte di Epifanij e Onufriy, primati metropoliti delle due grandi Chiese ortodosse ucraine che, pur contrapposte l'una all'altra, si sono unite nel condannare l'invasione armata di Putin iniziata il 24 febbraio scorso e nel sostenere la necessità della pace. Abbiamo chiesto un commento al proposito a don Andrea Lotterio, parroco di Malgrate e cappellano della Polizia di Stato, da sempre particolarmente attento e sensibile al tema del dialogo e dell'incontro interreligioso.
"Kirill è sempre stato molto vicino al Governo russo: si dice che sia lui uno degli ispiratori di Putin, ma probabilmente vale anche il viceversa" ha riflettuto il sacerdote. "Io non posso sapere a quale gioco stia giocando, a chi sia davvero legato per arrivare a pronunciare un simile discorso, che alle nostre orecchie è apparso profondamente scioccante. In realtà tra le righe si percepisce un equilibrio molto sottile, non si comprende fino in fondo da quale parte il Patriarca penda realmente. Con la sua predica sulle "parate gay" l'Occidente viene descritto come il diavolo in persona, ma allo stesso tempo Russia e Ucraina vengono tratteggiate come due popoli fratelli: sul finale, poi, invita a "pregare affinché la pace giunga al più presto, che il sangue dei nostri fratelli e sorelle si fermi, che il Signore inclini la sua misericordia verso la terra sofferente del Donbass, che ha portato questo segno triste per otto anni, generato dal peccato e dall'odio umani". Dalle sue parole sembra che quella di Putin sia l'unica legge da seguire, ma così facendo il rischio che la sua Chiesa perda fedeli è molto alto".
Intanto, sempre ieri, anche Papa Francesco nel suo Angelus è intervenuto sul tema in maniera inequivocabile, condannando apertamente la guerra con diversi affondi al presidente russo - pur mai citato direttamente - e un accorato appello "perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l'accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura".
"Anche Padre Vitaly Korsakov ha preso le distanze da Mosca" ha poi assicurato don Andrea, che ha avuto modo di confrontarsi con il sacerdote della Chiesa ortodossa russa di Lecco la scorsa settimana, durante i preparativi per la veglia di preghiera comunitaria organizzata nella Basilica di San Nicolò. "Con me ha usato poche ma chiare parole: mi ha chiesto di citare il discorso del primate metropolita Onufriy, che si è subito espresso a favore della pace così come Epifanij. Per lui non è facile aprirsi in questo momento, ma la sua posizione è chiara. Non ci resta che sperare - ha concluso - che questa tragedia finisca presto".
B.P.
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